A rilevare la questione è stato oggi il quotidiano La Stampa. Si tratta di un giornale elettorale di ventiquattro pagine a colori stampate su carta riciclata da una tipografia di Santhià (Vercelli), su cui però manca l’indicazione del committente responsabile, figura imposta dalla legge, così come è indispensabile l’indicazione di una persona fisica come mandatario per le spese elettorali. Il giornalino è nato nel 2010, come pubblicazione del gruppo consiliare dei Cinquestelle, pagato con i fondi che la Regione assegna per le attività istituzionali. In due anni e mezzo sono stati pubblicati 6 numeri. Ma il giornalino non è mai stato registrato al tribunale né ha mai riportato il nome del direttore responsabile. Si tratta di indicazioni obbligatorie per non rientrare nella categoria di “stampa clandestina”. Tralasciando la questione economica, in quanto gli attivisti del movimento spiegano che gli ultimi numeri sono stati finanziati da un comitato elettorale, resta la sostanza. E’ un giornale, un foglio, un manifesto o cos’altro? Vista da un quadro prettamente normativo sembra proprio un foglio clandestino. Senza entrare nel merito dell’iscrizione al Roc, anche un asciutto foglio che pubblicizza cinema e pizzerie hanno una registrazione al tribunale. Ma forse Grillo si è distratto, o forse nessun Casaleggio di turno si è ricordato di farlo..
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