Il colosso dell’e-commerce, proprio alla vigilia dallo strategico appuntamento di Natale, ha ottenuto l’autorizzazione del ministero dello Sviluppo economico per fare l’ingresso nel settore degli operatori postali dalla porta principale e potrà così suonare direttamente al campanello di casa, senza affidarsi ad altri corrieri, per consegnare gli ordini ricevuti sul proprio sito.
Quella di Amazon, in realtà, è una sorta di “regolarizzazione” di una pratica che la società aveva già svolto in passato, per così dire, senza permesso. Ad agosto scorso, infatti, l’Autorità per le tlc (l’Agcom, che ha competenze anche sul settore postale) aveva sanzionato con una multa totale di 300mila euro tre società Amazon per lo svolgimento di attività postali, quali la logistica e la consegna di pacchi o la gestione dei centri di recapito, senza avere il necessario titolo autorizzativo, invitandole a regolarizzare la propria posizione.
Da qui la richiesta del gruppo al Mise, cui la legge affida questo compito, di ottenere la cosiddetta “autorizzazione generale, che permette di consegnare posta sopra i 2 kg (non sono quindi comprese le classiche lettere) e pacchi da 20 a 30 kg, pony express, raccomandate urgenti, consegna con data e ora certa e altri servizi a valore aggiunto. È chiaro, comunque, che ad Amazon fanno gola soprattutto i pacchi, su cui la sfida con Poste, che proprio lunedì ha festeggiato il record di un milione di consegne in un solo giorno, è quindi ufficialmente partita. Per avere questa sorta di ‘patente da postinò, che vale sei anni ed è rinnovabile, le due società Amazon che l’hanno richiesta non hanno dovuto in realtà fare un grande sforzo: hanno dovuto semplicemente compilare dei moduli, pagare 312 euro per l’istruttoria e un altro contributo annuo sempre da 312 euro.
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