Editoria

Allarme Agcom, così Over the Top indeboliscono industria media italiana

Per Agcom la digitalizzazione e la presenza degli Over the Top stanno trasformando il mondo dei media. E in Italia “l’effetto più evidente è quello dell’indebolimento dell’industria italiana dei media”. Lo ha scritto, nero su bianco, l’autorità nella relazione annuale al Parlamento. Non c’è tempo da perdere: il valore dell’intero settore è in picchiata. Ciò vuol dire che sta venendo a galla tutta la fragilità del sistema editoriale italiano.

Media, i conti Agcom

Secondo l’autorità garante per le comunicazioni, il Sistema integrato delle comunicazioni ha lasciato sul terreno l’uno per cento del suo Pil solo nell’anno 2019. A questa restrizione va sommata quella registratasi nell’anno precedente e pari all’1,4%. Restano salde in sella tv e radio, che “pesano” nel Sic per il 48% del Pil stimato in 18,1 mld di euro. Fa segnare un segno positivo il comparto digitale che aumenta il suo giro d’affari del 2 per cento sull’anno. Ma nell’anno 2020 c’è stato il tonfo. E il Sic ha perso il 9 per cento del suo valore.

La Top Ten

Dieci operatori assorbono, da soli, il 62% del mercato delle comunicazioni. In testa c’è Sky che detiene più del 15% del mercato, seguita dalla Rai che si stabilizza in un range tra 10 e 15%. Segue Fininvest con gli stessi valori. Ma cresce, in maniera inesorabile, il “peso” dei cosiddetti Over the Top. Google è quarta, Facebook è sesta mentre le piattaforme streaming di Netflix e Amazon si collocano rispettivamente a ottavo e nono posto. Decima è Discovery. Gli unici due gruppi editoriali “classici” presenti in classifica sono Cairo (che edita anche La7) al quinto posto e Gedi, settima.

Il paradosso Covid

La televisione è stato il mezzo più seguito durante la fase dura della pandemia. Ha “accompagnato” e informato gli italiani durante i lockdown. Ha fatto registrare ascolti letteralmente stellari. Raccogliendo punte di share che non si vedevano più da anni. Eppure il mercato pubblicitario è sceso, clamorosamente. A fronte delle ridotte disponibilità pubblicitarie degli inserzionisti. Per cui le tv (e gli altri media) hanno dovuto ridimensionare le richieste per la vendita degli spazi pubblicitari. Solo in un campo, invece, non c’è stata questa flessione per la pubblicità. Si tratta del mondo digitale.

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