Domani l’Assemblea della Camera proseguirà la discussione delle mozioni concernenti iniziative in relazione al piano nazionale di assegnazione delle frequenze, con particolare riferimento all’emittenza locale.
Dopo essere state già indebolite dal passaggio al digitale terrestre le emittenti saranno chiamate a liberare i canali dal 61 al 69 per doverli consegnare alle compagnie telefoniche aggiudicatarie dell’asta del dividendo digitale esterno. Tutto questo a fronte di un indennizzo da parte dello Stato che è stato progressivamente diminuito rispetto alle previsioni inizialmente sancite dalla legge e che, oggi, nella maggior parte dei casi, non risulta nemmeno sufficiente a coprire gli investimenti effettuati dalle aziende per il passaggio alla nuova tecnologia diffusiva.
Secondo il parere dei firmatari degli atti di indirizzo in esame domani alla Camera, l’unica soluzione che potrebbe consentire la sopravvivenza delle emittenti locali consiste nella riduzione del numero dei multiplex (e quindi delle frequenze) attualmente assegnati – in via provvisoria e in attesa del completamento della fase di transizione al digitale – all’emittenza nazionale, il che comporterebbe, inevitabilmente, la riscrittura del piano di assegnazione nazionale delle frequenze dell’Autorità delle garanzie nelle comunicazioni in modo da ridurre il numero di reti nazionali e locali nella proporzione aurea di due terzi per le emittenti nazionali e di un terzo per le emittenti locali.
Oltre alla necessità di garantire alle emittenti locali almeno un terzo delle risorse frequenziali disponibili, esiste anche la necessità di rivedere la delibera 366/10/CONS dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni relativa al piano di numerazione dei programmi televisivi. Le tv locali hanno da tempo denunciato i criteri con i quali l’Autorità ha attribuito la numerazione dei canali digitali. L’Agcom ha previsto l’assegnazione alle emittenti locali della numerazione a partire dai numero 10 – essendo i primi nove tasti riservati alla emittenza nazionale – sulla base di graduatorie che fanno riferimento a criteri (quali il fatturato, il numero dei giornalisti assunti o altro) che nulla hanno a chiedere con le finalità previste dal testo unico dei servizi media audiovisivi che, invece, fa riferimento al principio della preferenza degli utenti e quindi all’audience.
Alla luce di tutto ciò dopo vari ricorsi delle associazioni di categoria, il 26 gennaio 2012, il Tar del Lazio ha accolto un ricorso presentato da Sky ha annullato il piano di numerazione automatica dei canali della tv digitale terrestre in chiaro e a pagamento, la cosiddetta Lcn (logistic channel number). Adesso l’Autorità dovrà emanare un nuovo regolamento sulla numerazione automatica dei canali della tv digitale terrestre in chiaro e a pagamento, seguendo le indicazioni fornite dal Tar, salvo che non presenti un ricorso al Consiglio di Stato per ottenere la sospensiva dell’ulteriore decisione del giudice amministrativo di primo grado.
Deputati di tutti i gruppi politici chiedono al Governo di «convocare con la massima urgenza, presso il Ministero dello sviluppo economico, le rappresentanze delle emittenti radiofoniche e televisive locali per discutere delle problematiche che stanno mettendo a rischio la loro stessa sopravvivenza e soffocando l’esercizio della loro attività economica» e a «rendere noti con la massima sollecitudine e chiarezza i tempi e i criteri con i quali verrà indetta la nuova asta competitiva per l’assegnazione delle frequenze che il precedente Esecutivo avrebbe voluto assegnare attraverso la già richiamata procedura del beauty contest».