National Geographic abbandona l’edicola e licenzia gli ultimi giornalisti rimasti in redazione. Lo ha deciso la proprietà, riferibile al gruppo Disney. Colpa della drammatica emorragia di abbonamenti, che oggi sono 1,8 milioni. Poco più di un decimo rispetto agli anni ’80 quando la rivista, attiva fin dal 1888, arrivava nelle case di dodici milioni di abbonati.
La rivista continuerà a essere mensile ma sarà solo online. I pezzi saranno tutti affidati a collaboratori esterni. Diciannove giornalisti, tutti assunti nello staff editoriale, dovranno trovarsi un altro lavoro. Sarebbero stati avvisati della decisione già ad aprile scorso. Non c’è pace a National Geographic, dove ormai si susseguono i tagli. In otto anni, dal 2015 a oggi, sono stati praticamente licenziati tutti i giornalisti. Con una drammatica accelerazione negli ultimi nove mesi, dove le ondate di allontanamenti sono state due.
In una e-mail inviata al Washington Post, il portavoce di National Geographic Chris Albert ha detto che “i tagli del personale non influenzeranno i piani della società di continuare a pubblicare una rivista mensile ma piuttosto ci daranno più flessibilità per raccontare storie diverse e incontrare il nostro pubblico dove si trovano attraverso le nostre numerose piattaforme”. Avremo l’ennesima rivista digitale in stile Disney, bardata di temi sociali? Staremo a vedere. Ciò che sappiamo già da ora è che, al National Geographic, i giornalisti si sono ormai estinti.
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