I giornalisti del Secolo XIX chiedono chiarezza sul loro futuro, vogliono vedere il piano industriale e proseguono lo stato d’agitazione. La situazione si fa sempre più tesa all’interno del quotidiano ligure, una storia lunga 130 anni che sta facendo registrare, in queste settimane, attimi di tensione e polemiche tra dirigenza e giornalisti, che si dichiarano sempre più preoccupati per l’avvenire.
La notizia della prosecuzione dello stato di agitazione è stata resa ufficiale ieri da un lungo comunicato firmato dalla redazione del Secolo XIX. Le questioni roventi si innestano su un fatto che ha fatto perdere la pazienza ai dipendenti. Si tratta della prevista riunione tra proprietà e giornalisti, in programma martedì scorso che, a poche ore dalla prima convocazione, è saltata. Il tema è legato alla ristrutturazione dei costi per l’azienda. Preme la presentazione di un nuovo piano di riorganizzazione che, stando a quanto riferito dai giornalisti, avrebbe dovuto essere “condiviso e non traumatico”.
“Il piano doveva essere illustrato al Cdr ma, poche ore prima della convocazione, l’Azienda ha deciso di annullare l’incontro dicendo che lo stesso piano ‘deve essere rivisto in meglio’ tenendo conto di una analisi effettuata da uno studio di consulenza del Financial Times che ha prospettato per Il Secolo XIX – e gli altri giornali di Gnn – previsioni di crescita sul digitale superiori a quelle che fino a quel momento erano le aspettative dell’Azienda”. Così hanno riferito i giornalisti citando le motivazioni addotte dal management che però, evidentemente, non sembrano aver convinto del tutto i lavoratori dello storico quotidiano ligure.
Lo scenario, infatti, non è dei più rassicuranti. “Al termine degli ultimi ammortizzatori sociali finiti solo poche settimane fa, l’Azienda ha riferito di dovere presentare al Cdr inderogabilmente prima di agosto un “piano di riorganizzazione condiviso e non traumatico finalizzato a nuovi risparmi. Il Cdr, che ha già chiesto all’Azienda di visionare nella sua completezza l’elaborato, esprime sorpresa e stupore per questo repentino e inaspettato cambio di programma da parte dell’Azienda e ribadisce con fermezza la necessità di un piano industriale e un piano editoriale dai quali dovrà partire un confronto con il Cdr al quale è demandata la tutela dei diritti morali e materiali derivanti ai giornalisti dal contratto e dalle norme di legge”.
E dunque: “Incertezza e mancanza di chiarezza per il futuro su quelle che sono le intenzioni dell’Azienda nei confronti di un giornale che, da oltre 130 anni, è la voce di Genova e della Liguria sono le principali motivazioni che preoccupano la redazione del Decimonono, che ormai dal 2013 deve fare i conti con ammortizzatori sociali e pesanti sacrifici economici”. Le richieste dei giornalisti del Secolo XIX sono secche: “Per questo motivo, dopo che martedì scorso è stato annullato un incontro chiesto urgentemente dall’Azienda al Cdr poche ore prima dalla data di convocazione, riteniamo necessario che venga presentato una volta per tutte un serio piano industriale in forma scritta da parte dell’Azienda accompagnato da un piano editoriale, sempre in forma scritta a firma della Direzione, che manca a Il Secolo XIX ormai da dieci anni”.
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