Agi, giornalisti in sciopero: “Vogliamo risposte sulla cessione”

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Agi, è sciopero: i giornalisti, come proclamato nei giorni scorsi, hanno proclamato due giorni di sciopero. Dalla mezzanotte del 20 marzo fino alle 23.59 del 22 marzo. Attendevano una risposta sulla questione legata alla presunta vendita alla famiglia Angelucci, non l’hanno avuta. E, pertanto, alle parole dell’assemblea sono seguiti i fatti. I giornalisti in sciopero, dunque, all’Agi. Il comitato di redazione ripercorre le ragioni dell’agitazione: “Nonostante le richieste formali di chiarimento, avanzate prima tramite il comunicato dell’assemblea dei redattori e poi attraverso la richiesta formale di un incontro urgente, l’azienda finora non ha fornito alcuna risposta né ritenuto di dover confrontarsi con l’organismo sindacale interno”. Ma intanto, un po’ ovunque, fioccavano indiscrezioni, rumors e le voci si facevano sempre più intense e pressanti: “Le insistenti indiscrezioni e notizie sulla possibile vendita dell’agenzia arrivano poche settimane dopo la firma, avvenuta il 2 febbraio, dell’accordo tra Cdr, azienda e Fnsi sulla procedura di isopensione, destinata a determinare entro l’anno una sensibile riduzione dell’organico”, spiegano dal Cdr. Che aggiunge: “Le insistenti indiscrezioni e notizie sulla possibile vendita dell’agenzia arrivano poche settimane dopo la firma, avvenuta il 2 febbraio, dell’accordo tra Cdr, azienda e Fnsi sulla procedura di isopensione, destinata a determinare entro l’anno una sensibile riduzione dell’organico”.

Un passaggio importante, per i giornalisti, che infatti hanno sottolineato: “Un accordo approvato con grande senso di responsabilità da parte dell’assemblea dei redattori a cui si era arrivati anche dopo le rassicurazioni verbali fornite dai vertici aziendali sull’assenza di trattative in essere per una vendita, sottolineata dalla presenza di un piano strategico 2024-2027 volto ad ‘implementare la strategia di trasformazione in una news company”. Il Cdr e i giornalisti in sciopero, ora, tirano in ballo direttamente l’Eni, editore dell’agenzia: “L’Eni negli anni si è dimostrato editore capace di salvaguardare i livelli occupazionali e di garantire sempre l’indipendenza e l’autonomia dei giornalisti, tutti elementi che sarebbero fortemente a rischio nello scenario prospettato di vendita al Gruppo editoriale Angelucci. In questa possibile compravendita riteniamo sia in gioco la garanzia del pluralismo dell’informazione del Paese: un’agenzia di stampa, fonte primaria di informazione, è infatti per sua natura pluralista e imparziale”.

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