Agi, Giorgetti e il Pd. L’ipotesi di una cessione dell’agenzia Agi è diventata un caso politico. Anzi, lo è sempre stato. Adesso si gioca a carte ancora più scoperte. E il Partito democratico incalza il ministro Giancarlo Giorgetti per chiedergli conto e ragione di ciò che deciderà di fare una società partecipata come Eni. Che, per statuto e per legge, è sostanzialmente autonoma nel suo operato. Dopo l’assalto, con parole durissime, arrivato da Sandro Ruotolo, il Pd ci riprova con Peppe Provenzano che durante il question time alla Camera ha chiesto al governo di relazionare sul tema Agi. “Leggiamo dagli organi di stampa che il ministro dell’economia sarebbe intenzionato a riferire in aula solo sulle questioni tecniche della presunta vendita da parte di Eni dell’agenzia giornalistica Agi al gruppo Angelucci. Dal ministro Giorgetti attendiamo linguaggi chiari, no burocratese o vuoti tecnicismi: qual è l’orientamento del governo sulla vendita? Per quali ragioni questa operazione di importante valore economico e dagli effetti significativi sull’indipendenza dell’informazione viene gestita con questo modo poco trasparente”.
Giorgetti sul caso Agi gli ha risposto, a Provenzano, con parole chiare e nette: “Il Ministero dell’economia e delle finanze, che ha appreso da fonti di stampa la notizia, non è l’autorità deputata a rispondere a tale domanda”. E ancora: “Seppure il Ministero dell’economia e delle finanze abbia una partecipazione, in via diretta e indiretta, nel capitale della società Eni pari complessivamente a circa il 30 per cento, ricordo che a tale partecipazione non corrisponde alcun potere in merito a decisioni come quelle di cui si parla nell’interrogazione che hanno natura squisitamente gestionale”. Insomma, il tema è economico e non politico come vorrebbe l’opposizione. Anche perché, come spiega il ministro, sarebbe (questo sì) davvero grave se lo Stato “possedesse” una “sua” agenzia di stampa: “E’ questione di per sé delicata che una società partecipata dallo Stato possegga una Agenzia di stampa, poiché questo potrebbe alimentare dubbi sulla effettiva libertà di informazione della stessa. Io posso garantire – ha concluso – che non c’è stata e non ci sarà nessuna influenza nel corso del mio mandato, ma non potete chiedere a me conferme in tal senso né per il passato né per il futuro”.
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