Una buona quota dei provvedimenti dell’Agenda Digitale- venti, per l’esattezza- sono ufficialmente in ritardo, poiché sono già scaduti i termini di legge previsti nei decreti legge 83/2012 e 179/2012. La denuncia è in un dossier pubblicato dal Servizio Studi del Dipartimento Trasporti alla Camera.
Si sapeva che l’Agenda digitale era in ritardo su tanti fronti, gli esperti e gli addetti ai lavori lo stanno dicendo da settimane, ma adesso questo dossier suona come una presa d’atto ufficiale. Il fronte dei ritardi è variegato: riguardano l’Agenzia per l’Italia Digitale, la banda larga, la Sanità digitale, l’anagrafe unica della popolazione, i pagamenti elettronici, il sostegno ai contenuti digitali, le smart cities, la trasparenza e l’accessibilità dei lavori parlamentari.
A seconda dei casi, i provvedimenti che mancano all’appello sono decreti attuativi, regolamenti o linee guida. In molti casi dipendono dall’azione dell’Agenzia per l’Italia Digitale.
Lo stesso Statuto dell’Agenzia è in ritardo da cinque mesi, perché doveva arrivare entro 45 giorni dalla nomina del direttore (Agostino Ragosa). A riguardo il ministro allo Sviluppo economico ha risposto alle interrogazioni parlamentari di Toninelli e Palmieri dicendo che lo Statuto è stato già inviato, di nuovo, alla Corte dei Conti e che “la registrazione dovrebbe essere prossima”. Altri due decreti in ritardo riguardano l’Agenzia, quello per “l’individuazione delle risorse umane, finanziarie e strumentali dell’Agenzia” e quello per la “riorganizzazione delle strutture della Presidenza del Consiglio conseguentemente all’istituzione dell’Agenzia”. Tutto dovrebbe far parte della stessa partita che si risolverà a breve, probabilmente.
Più intricate altre questioni. “Uno o più decreti del Presidente del Consiglio” erano previsti per stabilire i tempi e le modalità di attuazione dell’Anagrafe nazionale, già entro il 17 febbbraio. Entro il 17 marzo l’Agenzia avrebbe dovuto fare le regole tecniche per identificare le base dati critiche tra quelle di interesse nazionale. Entro il 17 febbraio un decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri doveva stabilire i tempi per il censimento della popolazione e delle abitazioni. Un decreto avrebbe dovuto definire, entro il 19 marzo, il fascicolo sanitario elettronico. Scaduti anche i termini dei decreti per i pagamenti elettronici verso la Pa.
Ragosa però ha già spiegato che sono tutti tasselli di uno stesso piano, per il quale solo da poco ha potuto cominciare a costruire le fondamenta, le quali richiedono una profonda ristrutturazione e razionalizzazione dei sistemi informatici della Pa, verso un modello cloud. Insomma, i decreti dell’Agenda Digitale sarebbero stati troppo ottimisti nel porre queste scadenze, senza considerare la complessità dello stato della nostra pubblica amministrazione. L’anagrafe unica della popolazione, il fascicolo sanitario elettronico e un sistema che consenta a tutte le Pa di accettare i pagamenti elettronici probabilmente non saranno a regime prima di fine 2014, quindi. All’Agenzia spetta anche l’istituzione di una piattaforma nazionale delle comunità intelligenti (smart cities) e avrebbe dovuto farlo entro il 20 febbraio, ma non può farlo formalmente finché non c’è lo Statuto.
Altri ritardi non sono collegati all’Agenzia. Per esempio, già a dicembre dovevano arrivare i decreti dirigenziali dei Monopoli per il credito d’imposta con cui promuovere l’offerta online di opere d’ingegno. Un ritardo già denunciato dall’industria.
Infine, il decreto scavi. Ufficialmente non è in ritardo- perché non aveva una scadenza- ma la sua mancanza è comunque reputata grave dal mercato tlc. La causa è una divergenza di vedute tra i ministeri competenti (Sviluppo economico e Trasporti).
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