Infine – secondo lo studio – l’auspicata riduzione dei pagamenti con il denaro contante è in grado di far recuperare 5 miliardi di euro in Italia dall’evasione fiscale sul sommerso, se si incrementasse la quota di pagamenti elettronici dall’attuale 20 al 30% del totale, a cui si aggiungono i vantaggi della conservazione elettronica degli archivi fiscali, in grado di rendere più rapidi i controlli, per altri 10 miliardi di recupero fiscale. Secondo State of the Net in Italia sono 28,9 milioni gli utenti attivi al mese (pari all’80% della popolazione, in aumento dell’1,2% rispetto al 2012), e 14,3 milioni nel giorno medio (+3,8%). Il tempo speso nel giorno medio cresce del 9% rispetto allo scorso anno, a 1 ora e 28 minuti. Secondo Akamai (Rapporto sullo Stato di Internet relativo al quarto trimestre 2012) l’Italia rimane penultima in Europa in banda larga. Nonostante la crescita del 9.5% delle connessioni, l’Italia non si schioda dalla sua posizione arretrata. Come riporta Mirella Castigli su Itespresso.it dal Rapporto della UE sull’Agenda digitale emerge che l’Italia è sempre indietro. La banda larga fissa va a passo di lumaca, al 22,5% contro il 28,8% della media europea. Per la diffusione della banda larga veloce, siamo poi a livelli modestissimi: appena lo 0,1% rispetto al 14,8% Ue. La maggior parte delle connessioni ha una velocità compresa tra 2 e 10 Mbps. Un po’ meglio la situazione nel Mobile, ma anche qui senza applausi: l’Italia dovrebbe favorire ulteriori investimenti in infrastrutture nella banda larga mobile, soprattutto nel 4G (LTE). I ritardi italia nell’e-government e in materia di banda larga, sono noti. Da un report di Capgemini risulta che il 46% degli italiani si è rivolto a servizi di e-government, in media con la UE. Ma dallo scoreboard aggiornato al 2013 di Agenda Digitale 2020, sappiamo che le connessioni veloci (30 Mbps) si fermano al 14% contro il 54% della UE, l’utilizzo effettivo arranca allo 0,1% dell’offerta (contro il 14,8% dell’Unione europea), l’utilizzo medio di Internet da parte della popolazione è del 53% (contro il 70% della media comunitaria) e l’e-commerce non prende il volo (al 17% contro il 45% della UE) In questo scenario desolante, oggi fanno tristezza le lacrime di coccodrillo di chi un tempo aveva crocefisso il piano Rovati per lo scorporo della Rete: il mea culpa coinvolge l’intera classe dirigente: politici, banche, imprenditori, azionisti, manager, authority, tutti corresponsabili dei ritardi italiani.
Ma per un cambio di passo, ci sono due occasioni irripetibili: la nomina del nuovo Commissario dell’Agcom, che deve sostituire il dimissionario Dècina; il caso del Golden Power. Una nomina in Agcom all’insegna della trasparenza, della competenza e della meritocrazia, segnerebbe un cambio di passo. Altra finestra d’opportunità per dimostrare che l’Italia fa sul serio nell’Agenda Digitale è l’estensione del Golden Power al settore Tlc, per conferire al Tesoro il diritto di vincolare la governance di aziende “strategiche” con una quota minoritaria, ma abbinata a poteri speciali.
In due mosse, l’Italia potrebbe recuperare credibilità, cambiare passo e dimostrare di prendere l’Agenda Digitale sul serio, come volano per la crescita. Anche perché, stando auno studio di School of Management-Politecnico di Milano, ogni ritardo dell’Agenda digitale manda in fumo risparmi per 20 miliardi e maggiori entrate per lo Stato pari a 5 miliardi in un triennio. Dal Workshop Ambrosetti tenuto l’altro ieri da David Gann, il consulente per l’innovazione del Sindaco di Londra, sappiamo che l’e-government regala ad ogni cittadino mezz’ora di tempo (grazie a meno spostamenti, code agli sportelli, maggiore efficienza), da dedicare ad altro. E da “La nuova geografia del lavoro” di Enrico Moretti, docente all’università di Berkley, emerge che ogni posto di lavoro digitale promuove altri 5 posti di lavoro tradizionali.
fonte:
http://www.channelbiz.it/2013/09/27/caio-i-ritardi-sullagenda-digitale-costano-miliardo-al-mese/