L’Agcom interviene a gamba tesa contro la capillare presenza di Vivendi in Italia. La società francese è prima azionista di Telecom Italia e seconda azionista di Mediaset (dopo Fininvest) con il 29%. Per l’Autorità italiana questa doppia presenza è contraria a quanto dettato dall’art.43 del Testo Unico dei Servizi Audiovisivi e Radiofonici. Nello specifico sarebbe stato violato il comma 11, il quale prevede che le imprese , anche attraverso società controllate o collegate, i cui ricavi nel settore delle comunicazioni elettroniche sono superiori al 40% dei ricavi complessivi di quel settore, non possono conseguire nel sistema integrato delle comunicazioni ricavi superiori al 10% del sistema medesimo. A Vivendi è stato concesso un anno di tempo per decidere in quale delle due società limitare la propria presenza. Dovrà inoltre informare l’Agcom del suo piano d’azione entro 60 giorni. Se non lo farà riceverà una sanzione compresa tra il 2 e il 5% del suo fatturato. Sorride Mediaset, che aveva presentato un esposto all’Autorità sul finire dello scorso anno, a cui è seguita un’istruttoria della stessa Agcom. Pier Silvio Berlusconi ha anche affermato che la negatività del bilancio 2016 è dovuta agli oneri straordinari una tantum derivanti dalla vicenda di Vivendi. Nello stesso tempo l’operatore francese si prepara a ricorrere al Tar o alla Commissione Europea per vedere riconosciuti i propri diritti. Un ricorso che potrebbe vincere, dal momento che effettivamente non detiene una posizione dominante in Mediaset. Per Angelo Marcello Cardani, presidente Agcom, è più probabile che alla fine Vivendi punti tutto sul mercato audiovisivo.