Intervento diretto dell’Agcom contro i “piani di 28 giorni”. Parliamo dell’ ultima idea degli operatori mobili per aumentare i prezzi delle proprie offerte a danno dei consumatori. A parità di costi e di condizioni diminuisce (da 31 a 28 giorni) il tempo di durata dell’offerta. La diminuzione non è di poco conto, dal momento che provoca un aumento medio del costo del 7%. In pratica è come se l’utente pagasse 13 volte e non 12 su base annua. L’Autorità ha ritenuto opportuno segnalare le modifiche all’Antitrust, che provvederà ad esaminarle sotto il profilo della concorrenza. Ciò che si contesta è la mancanza di trasparenza di Tim, Wind e Vodafone nella pubblicizzazione delle nuove offerte. Per la verità Tim ha inviato messaggi ai propri clienti, avvisando che le modifiche non si sarebbero limitate alle nuove offerte, ma anche alle vecchie. Il Garante ha comunque giudicato incompleta l’informativa dell’operatore, invitandolo a prorogare di 60 giorni il diritto di recesso gratuito per i consumatori. L’art.70 del Codice delle comunicazioni elettroniche permette agli operatori mobili di modificare le condizioni contrattuali stipulate nei confronti dei propri clienti. Devono, a norma dell’art.71, essere assicurate informazioni trasparenti sui cambiamenti, che permettano agli utenti di recedere dai propri contratti. La scelta degli operatori è figlia del momento poco brillante del settore. I ricavi sono scesi del 10,4% nell’ultimo anno. Tim, Vodafone, Wind e H3G sembrano voler porre fine alla guerra sui prezzi che bene ha fatto ai consumatori, ma non ai propri introiti. La ventilata fusione tra Wind e Tre risponde proprio ad esigenze di risparmi su costi ormai insopportabili per i singoli operatori.
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