Nella giornata di ieri il Consiglio Agcom ha approvato lo schema di delibera avente ad oggetto regole e prezzi per l’accesso alla rete di Telecom Italia da parte di tutti gli operatori concorrenti. Le disposizioni, riguardanti sia rame che fibra, si riferiscono al quadriennio 2014-2017. Per quanto riguarda l’unbundling, l’Autorità prosegue nel solco dell’attuale quadro regolamentare, fissando un prezzo di 8,61 euro al mese. Vengono proposte nuove misure sulla non discriminazione, tese a ridurre la differenza nella fornitura e nella qualità dei servizi di accesso tra le divisioni interne Telecom e gli operatori concorrenti. Si punta altresì ad una maggiore semplificazione amministrativa con l’armonizzazione del sistema delle penali per i vari servizi di accesso e un recepimento più efficiente delle offerte di riferimento proposte da Telecom. In merito alle penali l’Agcom prevede sostanziali aumenti delle stesse per ritardi nella fornitura dei servizi di accesso. Più spazio è riservato alla regolamentazione del vectoring. Vengono infine elencate chiare regole nel caso di switch-off delle centrali aperte all’unbundling, con agevolazioni per il passaggio alla fibra da parte degli operatori già co-locati. I prezzi relativi ai vari servizi di accesso sono sostanzialmente stabili rispetto al 2013. Gli obiettivi che l’Autorità si prefigge sono un maggiore incentivo alla infrastrutturazione in fibra ottica, un miglioramento qualitativo dei servizi all’ingrosso e maggiori garanzie di non discriminazione per gli operatori alternativi. L’approvazione definitiva del testo è prevista per l’autunno. In precedenza ci sarà il controllo della Commissione Europea, che avrà 30 giorni per esaminare la proposta.
Dal comunicato stampa del Garante traspare l’esigenza di incoraggiare lo Stato e gli operatori privati allo switch-off della rete in rame, definita dallo stesso Angelo Cardani “fonte di rotture e malfunzionamenti”. Per ora il Governo è intenzionato a puntare sull’alternanza rame-fibra, ritenuta più efficace e meno costosa per il raggiungimento degli obiettivi minimi prescritti dall’Europa per il 2020. D’altro canto puntare tutto sulla fibra ottica sarebbe una migliore scelta nell’ambito di una valutazione di lungo periodo. Gli obiettivi pubblici si intrecciano necessariamente con quelli degli operatori privati. L’ex monopolista Telecom, dopo essersi visto rifiutare le istanze per la maggioranza di Metroweb, è ben intenzionato a salvaguardare la propria rete in rame. La stessa Metroweb continua a progredire per quanto riguarda le infrastrutture in fibra ottica e ha recentemente siglato un accordo con Vodafone relativo al comune di Bologna. Gli operatori alternativi incentivano l’implementazione della fibra e spingono da tempo per una rete condivisa e gestita da un soggetto neutrale (che potrebbe essere la Cassa Depositi e Prestiti). Intanto il decreto Comunicazioni, che dovrebbe elargire i 7 miliardi di fondi per lo sviluppo del Piano, è ancora ai nastri di partenza. Non è ancora stato chiarito se nella strategia interverranno le utilities locali con infrastrutture aventi reti e acquedotti. Per gli interventi relativi alla partnership pubblico-privata si attende in autunno il parere del Cipe.
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