La relazione di fine aprile in cui l’Agcom ha analizzato il rapporto tra la professione giornalistica e le nuove tecnologie fornisce spunti sulle dinamiche attuali del settore. I dati della ricerca indicano che la progressiva espansione digitale ha inciso notevolmente sulla diffusione dei quotidiani cartacei, spesso impreparati a recepire nuovi modelli di business. Negli ultimi anni l’importanza delle testate quotidiane è decresciuta a favore di altri mezzi di informazione come la televisione e il web. Ovvia conseguenza di ciò è stata la diminuzione dei rapporti di lavoro giornalistico. Si è evoluto il concetto stesso di redazione. Ora sono preponderanti le redazioni integrate, che si occupano contemporaneamente del prodotto cartaceo e di quello digitale. Lo sviluppo di testate telematiche ha condotto ad un accentramento delle competenze in capo ai giornalisti, ora in grado di svolgere mansioni precedentemente assegnate ad altre figure professionali. Scendendo nella filiera produttiva si nota il calo nella produzione di copie cartacee, scesa del 39% negli ultimi cinque anni. Ad una diminuzione delle vendite dei giornali fa da contraltare l’incremento relativo alla testate digitali. Queste ultime incidono per l’11% sui ricavi totali del settore. L’offerta telematica degli editori si sostanzia in due modelli. In primo luogo viene proposto un sito web analogo alla testata cartacea con articoli scritti esclusivamente per esso. Ha natura di contenuto a pagamento, invece, la copia digitalizzata scaricabile su vari device e fruibile anche in mobilità. Un’analisi dei ricavi dimostra che la crescita delle vendite delle copie digitali non compensa il calo riscontrato in quelle tradizionali. Gli editori non hanno ancora inquadrato i modelli di business adatti a garantire adeguati ritorni economici. Il prodotto digitale è valorizzato di meno di quello cartaceo. Non a caso c’è una forte divergenza tra i prezzi corrispondenti. Le difficoltà più grosse si riscontrano a livello locale, in cui la componente cartacea incide per il 97% sui ricavi. Le perdite hanno brusche ripercussioni sull’occupazione e sulla qualità dell’informazione.
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