“L’Italia sconta un ritardo nell’individuazione e percezione del tema del
cyberbullismo rispetto ad altri stati membri dell’Unione Europea, e in particolare
al contesto anglosassone. La stessa formula invalsa in Italia, proprio perché
d’importazione, rischia di essere semplificante e forse riduttiva: allude
essenzialmente alle manifestazioni e ai singoli episodi”. Secondo il Commissario
dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, intervenuto al convegno “L’uso
del web degli adolescenti umbri. Rischi e opportunità”, organizzato dal Corecom
Umbria alla presenza di Elena Ferrara, promotrice della Legge sul cyberbullismo,
“occorre aver la forza di mettere al centro le cause; il cyberbullismo, se svuotato
della dimensione emotiva e relazionale, rischia di diventare un comportamento
che possiamo solo reprimere”.
Per il Commissario, “è necessario sviluppare forme di prevenzione rivolte non
solo agli adolescenti, ma anche alle famiglie e agli insegnanti. La scuola è vocata
a delineare punti di riferimento comuni; non può essere un luogo di conflitto, ma
deve ritornare ad essere l’argine più chiaro della coesione, svolgendo un ruolo di
accompagnamento e cura soprattutto nell’età prescolare”.
“L’autonomia dei giovani – ha concluso Morcellini – deve essere l’orizzonte verso
cui orientare i progetti educativi, ma rischia di essere una forma di
deresponsabilizzazione del mondo degli adulti se non scommettiamo su un
aumento dell’impegno delle figure di mediazione”.