AGCOM. MA QUANTO CI COSTI?

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L’ufficio napoletano dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni è quello centrale, almeno sulla carta. Qui hanno sede il servizio ispettivo sulle frequenze televisive, la direzione comunicazione politica (quella che si occupa di par condicio), metà delle direzioni Reti, Analisi di mercato, Amministrazione e personale, Segretariato generale. La sede, che costa quasi due milioni all’anno, si trova in uno dei due grattacieli della Sises, società che fa capo a Francesco Gaetano Caltagirone. Nella Torre Francesco (l’altra si chiama Gaetano) l’Authority occupa 10 piani. Prima erano 16, nel 2005 ha abbandonato sei piani per affittare una seconda sede a Roma, in via Poli, dove trasferire un po’ di personale in esubero. Gli altri uffici della capitale, quelli della rappresentanza, sono a via delle Muratte, a due passi da Fontana di Trevi. Il tutto costa (solo per il 2008) circa 4,6 milioni di euro in canoni di locazione e oneri condominiali. Nella palazzina, a due passi da palazzo Chigi, ci sono gli uffici del presidente e dei commissari dell’Autorità. In tutto sono nove e costano 3,6 milioni di euro, senza contare il budget per i rimborsi e le spese di rappresentanza (altri 360 mila euro).
L’Agcom riceve dallo Stato “solo” 3,8 milioni di euro (fino al 2005 gli stanziamenti erano nell’ordine di 20 milioni), mentre il 95% del bilancio (le uscite ammontano a 65 milioni di euro) è a carico degli operatori del settore delle telecomunicazioni. A proposito di stipendi, al presidente, Corrado Calabrò, spettano emolumenti per 477 mila euro lordi annui. Cifra che il responsabile dell’Authority arrotonda con la busta paga da presidente di sezione del Consiglio di Stato (160 mila euro) che continua a percepire. Gli otto commissari, invece, ricevono un assegno annuale di 398 mila euro.
Eppure, nonostante il girare di tutti questi soldi, la sede di Napoli è deserta. Nessuno vuole andarci: i dirigenti spicciano velocemente le pratiche burocratiche per ripartire, i funzionari, se non l’hanno già fatto, sono in attesa di trasferimento. Stanziali sono soltanto in 111. Gli altri 165 dipendenti lavorano nella sede di Roma definita “secondaria” ma “operativa”. Il risultato è che a Napoli il Garante si ritrova con più uffici che travet impiegati.
Un decreto della presidenza del consiglio del 10 luglio 2007 ha ampliato l’organico dei burocrati dell’Authority, che diventano 415. Arriveranno rinforzi per la sede napoletana? Difficile, anche perché, denunciano fonti interne, i pezzi da novanta di area Pd si stanno già mobilitando per un’infornata di colletti bianchi con la tessere di partito. E li vogliono tutti sotto uno stesso tetto. Quello di Roma.
Fabiana Cammarano

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