Le ultime dichiarazioni del Presidente “uscente” dell’Autorità Corrado Calabrò non lascerebbero dubbi, lo schema di regolamento sulle reti di comunicazione elettronica 398/11/CONS passerà prima della scadenza del mandato, cioè entro il 16 maggio.
E’ trascorsa appena un settimana dalla sua ultima audizione in Senato, occasione in cui Corrado Calabrò, si diceva fiducioso nell’intervento della Presidenza del Consiglio dei Ministri già alle prese con una norma di “interpretazione autentica” affidata al Sottosegretario Antonio Catricalà, e che avrebbe dovuto fugare ogni dubbio sulla competenza regolatoria dell’Agcom nell’opera di contrasto alla pirateria su internet. “Il nostro compito è quello di applicare le leggi vigenti”, aveva detto in quella circostanza. Ma visto il “rallenty” subìto dalla norma di legge ancora in discussione di cui esisterebbero almeno una decina di bozze da sottoporre al vaglio del Ministro Passera, ecco giungere, lapidario, il nuovo affondo sull’acceleratore dato ieri dal Presidente dell’Authority in Commissione bicamerale sulla contraffazione e pirateria commerciale: “Agcom va avanti sul regolamento per il diritto d’autore. Visto che 4 commissari su 8 lo chiedono, il regolamento sarà posto all’odg del Consiglio e sarà adottato”.
Un unione “compatta” di intenti però subito scardinata da uno dei commissari da sempre contrari al regolamento ed ex relatore della delibera, Nicola D’angelo, che dal suo blog ha replicato: “Quanto detto dal Presidente Calabrò ovviamente non corrisponde alla mia posizione all’interno del Consiglio Agcom. Avrei gradito dunque che nel riferire che 4 commissari della stessa Autorità hanno chiesto di porre all’ordine del giorno il regolamento sul copyright su internet, avesse dato conto anche delle ragioni di chi era contrario. Vista la rilevanza anche costituzionale delle questioni, devo evidenziare nuovamente la mia opinione dissenziente”. Posizione peraltro condivisa da un altro fronte attivo dell’opposizione quello della società civile, rappresentato dall’Associazione Agorà Digitale che in un comunicato fa sapere: “Si tratta dell’ennesima grave violazione del rapporto tra Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni e Parlamento che ormai compromette definitivamente l’affidabilità e l’indipendenza di tale autorità. Ora è fondamentale che il Parlamento intervenga. Ma è ancora più importante che lo faccia il presidente del Consiglio Mario Monti per dimostrare l’indipendenza del governo su una materia fondamentale come la libertà di informazione e il diritto d’autore, ridando al Parlamento il compito di guidare una discussione che non può essere semplificata in norme censoree che prevedono rimozioni sommarie di contenuti e oscuramento di siti web”.
Considerazioni che lasciano emergere un profilo di criticità ancor più esteso, che riguarda da un lato l’approvazione in tempi brevi di un regolamento di enforcement pro-copyright su internet al di fuori del confronto parlamentare, e dall’altro, il risultato di affidarne l’applicazione, a giochi fatti, al corpo ridotto dei 4 commissari Agcom di prossima elezione (due per entrambe le commissioni “reti e infrastrutture” e “prodotti e servizi”). Candidati designati attraverso nomine di stampo politico e mediante procedure che, allo stato attuale, potrebbero compromettere non poco l’indipendenza nell’assegnazione degli incarichi, proprio per il subentrato rischio di “accaparramento”. Un’ipotesi scongiurata dal senatore Luigi Zanda (PD) che avrebbe già presentato un emendamento atto a far votare a ciscuna Camera non più i 2 candidati suddivisi per comissione ma il singolo componente del consiglio, così da consentire ad entrambi i rami del parlamento di esprimere i due nominativi realmente più votati, senza il rischio di una prevaricazione numerica di un gruppo rispetto all’altro. Mentre sulla questione trasparenza torna a parlare Nicola D’Angelo ribadendo la necessità di chiarezza non solo nei criteri di scelta dei rappresentanti dell’Autorità ma anche nelle competenze effettivamente possedute, “perché questi candidati abbiano i requisiti per affrontare questioni delicate come la libertà della rete, il copyright e la neutralita”.
L’accelerazione di Calabrò rappresenta solo uno degli infiniti colpi di scena succedutisi negli ultimi mesi, in cui ritrattazioni e smentite hanno tenuto banco, scandendo i toni di un dibattito ancora in corso (anche se fuori dalle mura del Parlamento) e volto a mettere in dubbio la legittimità dell’intervento in via amministrativa di un’Autorità chiamata a giudicare fattispecie di illecito penale in un quadro normativo, quello della legge sul diritto d’autore, fermo al 1941.
Ma a far disutere ancora di più è il fatto che una simile priorità di intervento invocata dall’Agcom possa essere stata incentivata dalle forti pressioni esercitate da portatori di interessi come Confindustria Cultura, FIMI, Centoautori, Anica, Fieg per citarne solo alcuni, direttamente coinvolti nella stesura di un regolamento che ottiene de facto di conferire all’Agcom poteri di rimozione di contenuti di loro proprietà, anche da siti internet privati, oltre ad attribuirle una potestà sanzionatoria andante ben oltre la sfera di competenza dei fornitori di servizi di media audiovisivi nonché la funzione di “vigilanza” nelle violazioni del diritto d’autore, prescritte per legge (Decreto Romani e Lda 633/1941).
Ad avvalorare i dubbi sul potere implicito ed indipendente che l’Autorità intenderebbe rivendicare a se stessa anche a costo di confliggere con la competenza del Parlamento chiamato a legiferare, ci penserebbero, fa notare l’avv. Guido Scorza su Wired, le argomentazioni addotte dallo stesso Calabrò durante il discorso di ieri. Il Presidente ricorda che l’Italia figura nella “lista nera dei Paesi ad alto tasso pirateria” redatta dall’Office of the United States Trade Representative, senza però citare che il rapporto prodotto dall’Ufficio di Washington rappresenti una sintesi della posizione espressa dalla International Intellectual Property Alliance, ovvero l’associazione privata che rappresenta l’industria statunitense del copyright. Considerazioni riferite pochi gorni prima della pubblicazione della nota watch list. Nella scheda del documento relativa al nostro Paese, il Governo americano sollecitava a più riprese l’intervento dell’Agcom per far fronte ad un allarme pirateria online sollevato dalla stessa industria del Copyright.
Un conflitto d’interessi quello appena richiamato, in materia di ricerche accreditate dalle Autorità competenti, a cui neppure l’Italia risulterebbe immune. I due studi presi come riferimento da Calabrò, nel motivare l’urgenza di un intervento dell’Authority, sono non a caso quelli effettuati dalle società Tera Consulting ed Ipsos, rispettivamente commissionati da BASCAP (Business Action to Stop Counterfeiting and Piracy), dunque, dall’industria audiovisiva e dalla FAPAV, la Federazione antipirateria cinematografica. Un dettaglio di non poco conto che apre interrogativi non nuovi sull’attendibilità dei numeri catastrofici associati al mercato illegale dei contenuti favorito dall’avvento di internet, ma ritenuti sufficienti per far approvare in tempi stretti un regolamento di enforcement di stampo amministrativo, ottenendo di bypassare il Parlamento oltre che le opportune valutazioni del Governo.
Manuela Avino
Il sottosegretario all’Editoria Alberto Barachini conferma di essere “un grandissimo fautore dei finanziamenti pubblici” all’editoria…
C’è maretta al settimanale Oggi: i giornalisti hanno sfiduciato il direttore Andrea Biavardi, subentrato a…
Facendo seguito alla nostra circolare n. 25/2024 segnaliamo che con Decreto del Capo del Dipartimento…
Fumata bianca ad Askanews: l’assemblea dei giornalisti dà il via libera alla proposta di prepensionamenti.…
Facendo seguito alla nostra circolare n. 25/2024 segnaliamo che con Decreto del Capo del Dipartimento…
Le cose cambiano, tutto scorre direbbe Eraclito. Sono passati meno di cinque anni dal 2020,…