L’Agcom punta l’indice sull’attuale definizione giuridica del pluralismo. E chiede, con il commissario Elisa Giomi, una riforma che superi l’attuale impostazione, intesa in senso economico e specificamente nell’area del diritto della concorrenza. Giomi ha parlato in merito durante la presentazione del Media Pluralism Monitor 2021 per l’Italia. Lo studio è stato realizzato dal Centre for Media Pluralism and Media Freedom-European University Institute. L’iniziativa nella quale si inquadra il lavoro è quello di “Le sfide per la libertà e il pluralismo dell’informazione”.
Giomi ha individuato i limiti nell’attuale definizione del pluralismo citando l’articolo 51 del Testo unico sui servizi media audiovisivi. “Non tutela adeguatamente il pluralismo informativo perché lo concepisce in chiave esclusivamente economica e più precisamente di diritto della concorrenza”. Dunque ha aggiunto. “Come indica il piano d’azione europeo sulla democrazia Edap, il pluralismo è inteso come la presenza di opinioni diverse sui canali di informazione. E in tal senso non è immaginabile garantire il pluralismo informativo attraverso la mera imposizione di limiti alle quote di mercato e alla concentrazione nelle mani di poche imprese di settore. Piuttosto è necessario analizzare la effettiva diversificazione dei contenuti informativi e la loro distribuzione tra tutti gli operatori, tradizionali e on line”.
Giomi ha poi precisato: “I limiti dell’approccio economico sono evidenti se si considera che aziende con quote di mercato significative, o addirittura con posizioni dominanti, sono in grado di dare rappresentazione pubblica e voce alle più varie componenti della società”. E ha aggiunto: “Viceversa imprese con quote di mercato basse ma ad alta concentrazione di ascolti e di contenuti informativi potrebbero essere fonte di rischi per il pluralismo informativo”.
Infine il commissario Agcom ha concluso così il suo intervento. “Altrettanta attenzione merita la pubblicità politica targhettizzata, oggetto di una proposta di regolamento europeo che mira ad aumentarne la trasparenza ed armonizzare le norme dei singoli Paesi per costruire una identità europea comune nei processi democratici fondamentali”. Dunque la questione sul pluralismo pare incardinata. E, si spera presto, la politica dovrà affrontarla. Il tema è delicato. Anche perché la legge, su questo tema e soprattutto su altri ancora, deve iniziare a regolamentare in maniera ancora più incisiva i nuovi media e, in primo luogo, il mondo del web. Che non può più rappresentare una prateria aperta in cui pochi (e i soliti noti) possono imperversare a discapito degli operatori minori.