“Il contratto di servizio non è applicato al 100% e su questo punto specifico (la trasparenza, ndr) non mi pare sia stato applicato. Non ho un’opinione in proposito e neppure in Agcom abbiamo ancora deciso cosa fare. Figuriamoci se mi permetto di dire cosa fare alla presidente Tarantola”. Nonostante la ‘mancanza di opinioni’, il messaggio è arrivato forte e chiaro. Mentre il dg Gubitosi e Brunetta continuano a mandarsi messaggi a distanza (il primo difende Fazio e il suo equilibrio, il secondo cita le delibere Agcom sugli ‘squilibri’ di Che tempo che fa), in difesa del conduttore genovese si spendono anche due consiglieri Rai, Benedetta Tobagi e Gherardo Colombo. “La legge (decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33) obbliga le amministrazioni pubbliche, per trasparenza, a fornire dettagli anche sulle cifre dei compensi di dirigenti e collaboratori” sottolineano i due. “Ma – aggiungono – secondo due ordinanze delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione (ordinanze n. 28329 e 28330 del 22 dicembre 2011), la Rai “non è in alcun modo annoverabile tra le pubbliche amministrazioni. E’ una società per azioni di diritto privato che agisce commercialmente in un mercato concorrenziale, però ad azionariato completamente pubblico. Il problema andrebbe affrontato nelle sedi opportune, certo. Ma intanto l’obbligo di pubblicare tutti i compensi non sussiste”.