Dal prossimo 31 marzo scatteranno, puntuali come le tasse, i nuovi obblighi previsti dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AgCom), l’Authority che, con una delibera, bypassando il Parlamento, si è attribuita poteri di vigilanza ed ispezione sui contenuti digitali che violano il copyright online. Il controverso regolamento ha ricevuto sonore bocciature, ma, ciò nonostante, entrerà in vigore dal 31 marzo. Le associazioni Anso (Associazione nazionale stampa online), Femi (Federazione Media digitali indipendenti) e Open Media Coalition lo hanno impugnato davanti al TAR, mentre in Parlamento giacciono due proposte di legge sul diritto d’autore, di due diversi schieramenti (M5S e Pd), per discutere il nodo della competenza dell’Agcom. Ma niente da fare: l’AgCom dal 31 marzo vuole indossare il “cappello da cyber sceriffo”, a dispetto delle critiche della stessa Commissione europea: i poteri di vigilanza e di ispezione sui contenuti che violano il diritto d’autore online attribuiti all’AgCom tramite la direttiva sull’enforcement del copyright potrebbero non essere compatibili con il diritto comunitario, e in particolare potrebbero entrare in conflitto con la direttiva sul commercio online e con la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Hanno espresso sconcerto e dubbi anche esponenti delle istituzioni come il presidente della CameraLaura Boldrini, l’ex ministro degli Esteri Emma Bonino, le associazione consumatori, ma ancheFrank La Rue (ONU) e le Associazioni dei diritti civili. Marco Pierani di Altroconsumo ha definito il testo “gravemente lesivo dei diritti civili niente a favore della promozione del mercato legale, solo ottuso enforcement“. Ma, nonostante la pioggia di critiche, l’Authority va avanti: la Delibera sarà in vigore dal 31 marzo.
(IT espresso.it)