“Il dossier è allo studio degli uffici e daremo una risposta il più presto possibile, per forza entro fine maggio”. La documentazione è quella relativa all’offerta di pubblico scambio con cui Urbano Cairo spera di acquisire la maggioranza di Rcs Mediagroup, le parole vengono dal presidente della Consob Giuseppe Vegas. La Commissione per le società e la borsa aveva 15 giorni di tempo (scattati il 28 aprile) per la pubblicazione del prospetto, ma questo termine potrebbe essere prorogato di altri 15 giorni.
Dal canto suo, Cairo ha già fatto sapere che l’offerta non subirà alcun cambiamento e andrà avanti con la sua proposta di scambio tra azioni Rcs e azioni di Cairo Communication (ogni azione di Rcs vale 0,12 azioni della società del patron di La7). Queste condizioni hanno già fatto registrare risposte negative dai soci, soprattutto quelli “storici”, di Rcs e secondo il Sole 24 Ore sembra difficile che gli investitori istituzionali accettino di consegnare le loro azioni per puntare su un titolo poco presente nel portafoglio dei fondi.
Stando ad alcune indiscrezioni, Cairo potrebbe anche accettare di rilevare una quota inferiore al 50% delle azioni, ma questo potrebbe portare a uno scenario ancora più complesso: se il presidente del Torino dovesse diventare primo socio non maggioritario, tra gli azionisti potrebbero formarsi due fazioni. Questa divisione non darebbe alcun giovamento a un gruppo che attualmente è impegnato in una fase molto delicata del suo riassetto economico.
Rumours delle ultime settimane hanno più volte indicato possibili controfferte, ma finora nulla si è concretizzato. E nulla ancora sembra intravedersi all’orizzonte. Questo perché uno dei principali “sponsor” dell’editore piemontese, Banca Intesa, è anche uno dei maggiori creditori di Rcs Mediagroup. Questo ha scoraggiato prima Vivendi e poi di Andrea Bonomi (consigliere di Rcs Mediagroup noto come “il cavaliere bianco del private equity”) e del gruppo Pesenti, uscito dal cda nel febbraio 2014 e che secondo voci stava pensando a un clamoroso rientro. Queste voci sono state subito smentite dal consigliere delegato Carlo Pesenti che ha spiegato: “Siamo usciti a prezzi più alti e ora abbiamo altre priorità”.
La smentita sistematica di ogni ipotesi di controfferte fa sicuramente il gioco di Cairo, che ha dichiarato di non sapere se esista o meno una cordata concorrente, mentre da Banca Intesa il presidente Gian Maria Gros-Pietro ha sottolineato: “Siamo contenti se si realizza una soluzione con valore industriale che rilanci il Corriere e l’ intera società. La migliore offerta sarà quella che ci piacerà”.
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