Editoria

Adesso tutti vogliono una Rai senza partiti. Persino i politici

Il caso Fedez ha messo d’accordo i politici italiani soltanto su una cosa: nessun partito vuole più la “lottizzazione” di viale Mazzini. Almeno nei lanci d’agenzia.

Che la questione legata alla polemica innescata dal cantante avrà degli strascichi politici anche interni alla Rai è fuori discussione. L’asse giallorosso, Pd e M5s, hanno immediatamente cavalcato la denuncia del rapper per chiedere di rinnovare i vertici aziendali anche prima della scadenza naturale prevista per la prossima estate. Dal centrodestra, che ormai non è più un’alleanza vera ma in cui ci sono autentiche rotture pesantissime – specialmente tra Lega e Fratelli d’Italia – che attendono soltanto d’essere consumate all’ombra del Cavallo di Saxa Rubra, non arrivano che sibilline dichiarazioni d’intenti.

Intanto, questa mattina, il presidente della Camera Roberto Fico ha ingiunto al parlamento di rivedere gli assetti di gestione della Rai e ha spiegato in un’intervista rilasciata a Repubblica: “C’e’ tutto il tempo per fare una riforma della governance del sistema radiotelevisivo pubblico, entro la fine della legislatura. I modelli sono tanti, io ho proposto un avviso pubblico di gara che parte dall’Agcom, con una riforma del sistema di nomine. Ci sono requisiti in positivo e in negativo per chi può candidarsi nel cda. E c’è il sorteggio, con successivo controllo parlamentare. In più, vengono fissati una serie di criteri a garanzia di indipendenza e imparzialità”.

Fico ha poi aggiunto: “Ma possiamo fare tutte le leggi del mondo, anche sul modello della Bbc con un trust, senza che nulla cambi se non ci decidiamo a cambiare noi. Se i partiti non aiutano, venir fuori da situazioni come queste è impossibile”.

Per il presidente della Camera dei Deputati: “L’obiettivo deve essere l’autonomia dei vertici perché la Rai possa fare il suo percorso nel rispetto dei cittadini con il controllo parlamentare”.

Lapidario anche il commento di Matteo Salvini che ha spiegato in una sola frase: “Rai, anche ieri evidenti i danni della sinistra lottizzatrice. Il prossimo amministratore delegato sia interno e meritevole, senza tessere, parentele o amicizie importanti e sponsor di sinistra”.

L’ex premier Giuseppe Conte, lo stesso che è stato travolto dalle polemiche per le conferenze stampa farsa e per le “scelte” discutibili del suo portavoce Rocco Casalino sui tg Rai denunciate dalle opposizioni come vere e proprie ingerenze, ha scritto su Fb: “Questo è il momento giusto per riformare la Rai e sottrarla alle ingerenze della politica. Buona parte delle forze politiche rappresentate in Parlamento appoggiano il governo in carica e questo può agevolare un clima di confronto costruttivo e una convergenza su un progetto riformatore. Tutte le forze devono concorrere a compiere l’unica, vera rivoluzione utile a migliorare, anzi a salvare, il servizio pubblico. Un servizio pubblico ormai intriso di decenni di prassi e abitudini che vanno rimosse. Un servizio pubblico ormai incrostato che ci obbliga a operare una coraggiosa ricostruzione. È una questione centrale, che riguarda la nostra democrazia”.

Il radicale Benedetto Della Vedova, ex Pdl e Futuro e Libertà rientrato da tempo a Più Europa ha “benedetto” il caso Fedez, parlando di scandalo e auspicando una “rivoluzione”: “Non mi appassiono qui al tema della censura della Rai, gravissima sempre e comunque: ieri alla fine non c’è stata, mentre tutti i giorni l’informazione, anche pubblica, è da sempre usata dai partiti di potere, tutti senza eccezioni, per scegliere temi e persone da promuovere o rimuovere”. Quindi ha affermato: “La Legge Zan certamente, come tutte le leggi, puù essere criticata. Ma penso che oggi questa legge sia diventata, oserei dire suo malgrado, un discrimine tra l’impegno per i diritti di libertà di tutte le persone lgbt e la volontà di impedire un passo di ulteriore non discriminazione da parte di chi sul fronte reazionario vi si oppone in nome della lotta alla presunta teoria gender. Se il clamore dello scandalo RAI/Fedez porterà alla calendarizzazione della Legge Zan al Senato e alla sua approvazione, questa buriana scatenata dal concertone, oltre magari a rilanciare la nostra idea di una RAI privatizzata e depoliticizzata, sarà stata opportuna e necessaria”

Si è alzata, in proposito, anche la voce del presidente del consiglio nazionale dell’ordine dei giornalisti Carlo Verna che si è rivolto direttamente al presidente del consiglio Mario Draghi: “Se il governo istituzionale anziché trovare un inevitabile insano accordo sulle nomine, ne trovasse uno sano per la democrazia per liberare la Rai dai partiti sarebbe un grosso tributo alla giornata internazionale della libertà di stampa e sottrarrebbe anche a chi lavora in Rai il peso di polemiche evitabili come quella di queste ore. In pochi giorni è possibile fare una legge scegliendo tra più proposte nel segno dell’autonomia, come per esempio quella che fece all’epoca da ministro delle comunicazioni l’attuale commissario europeo Gentiloni. L’indignazione c’è, le proposte pure, che aspettiamo? L’occasione è da non perdere”.

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