Addio pluralismo. Il futuro dell’editoria sempre più nero. Da Gennaio si preannunciano tagli e chiusura di molte testate

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giornalismo-inchiestaOggi la questione è stata al centro, insieme alla riduzione dei fondi per gli anni futuri, di un incontro in Senato. In una nota diffusa durante la conferenza stampa si legge: “Il settore editoriale è investito da una crisi drammatica ed il calo pesante delle vendite, il trend negativo degli investimenti pubblicitari, la permanenza di posizioni dominanti in campo finanziario e tecnologico e la progressiva e drastica riduzione del sostegno pubblico ne rendono oltremodo difficile il risanamento e la riorganizzazione”. A essere colpite sono le cooperative di giornalisti, associazioni e strutture non profit e le testate locali: 32 hanno già chiuso, altre decine sono a rischio, e in tutto questo “la Direzione del Dipartimento Informazione ed Editoria della Presidenza del Consiglio ha comunicato che, allo stato attuale, non è in grado di precisare l’entità delle risorse destinate ai contributi all’editoria per il 2013, nonostante nello scorso mese di aprile fossero disponibili 55 milioni – denunciano i promotori dell’incontro – È opportuno ricordare che le imprese interessate hanno approvato i rispettivi bilanci 2013 a metà dell’anno in corso, prevedendo l’importo del contributo in base agli stanziamenti allora previsti. Qualora vi dovesse essere una riduzione significativa degli stanziamenti, tutti i bilanci sarebbero afflitti da sopravvenienze passive e molte imprese sarebbero costrette ad avviare le procedure fallimentari”. Si aggiunge a tutto questo che nella Legge di Stabilità gli stanziamenti per il 2015 “sono stati ulteriormente ridotti a poco più di 107 milioni. Se si considera – prosegue la nota – che di questa somma, 50,8 milioni sono destinati a Poste spa a copertura del rateo relativo a debiti pregressi, 21 milioni alla Rai, 36 milioni alle agenzie, 9 milioni per vecchi investimenti, per i contributi diretti alla editoria non rimane nulla”.
Caro Governo, il problema è drammatico: da qui a breve molte testate non saranno più in edicola – ha detto Vincenzo Vita in rappresentanza di Articolo21 – C’è la questione del finanziamento del fondo per l’editoria per gli anni a venire: diversi senatori hanno sottoscritto emendamenti alla Legge di Stabilità che ci auguriamo possano passare, mettendo qualche certezza per l’anno in corso. C’è poi il tema del taglio avvenuto in corso d’opera per il 2013: se non c’è un’iniziativa del Governo che porti la soglia a 50/60 milioni di euro – e a linea di sopravvivenza è di 80/85 milioni di euro – anche il resto rischia di diventare retorico. Ma 30 o 40 milioni di euro – ha detto Vita – quando c’è una scelta politica netta vengono reperiti in pochi minuti di tempo. Ci sono zone nel bilancio dello Stato da cui si può andare ad attingere”.
“Questa questione – ha detto ancora Vita – è tutta politica: vuole questo Governo salvare le testate o riuscirà a fare quello che neanche in epoche buie è mai successo, la chiusura di un numero alto di testate?”. Si rischia la tenuta del pluralismo dell’informazione e con esso la sopravvivenza di tante realtà editoriali e dell’informazione locale, denunciano i promotori dell’incontro. “Ci auguriamo – scrivono – che il Governo prenda atto della situazione drammatica che sta attraversando il settore dell’editoria ed accolga favorevolmente gli emendamenti presentati da numerosi parlamentari per evitare la pressoché scomparsa dell’esperienza cooperativa e non profit nel settore dell’informazione”. In Commissione Bilancio del Senato la scadenza è per gli emendamenti è fissata per oggi. “Stiamo depositando gli emendamenti, il cui termine scadrà oggi alle 18 – ha detto il senatore Francesco Verducci (Pd) intervenendo all’incontro – Ci chiamate a un intervento che ritengo doveroso. A nessuno sfugge la difficoltà di queste ore: rischiamo che ci sia la caduta di un’intera filiera con un impatto grave non solo sulla libera informazione di organizzazioni non profit, di cooperative e del territorio, ma anche in termini di ricaduta occupazionale. L’auspicio è che la vertenza possa andare a buon fine”.

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