Addio a Massimo Bordin, la sua grande eredità di libertà nelle battaglie di Radio Radicale

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Per un grosso fumatore la rassegna stampa del mattino di Radio Radicale è come il caffè; necessaria per accendere la prima, poi la seconda, poi la terza, e così via, per avviare la giornata.

La versione di Massimo Bordin era il rito del caffè buono, un risveglio, più dolce, sarà pure che consentiva di andare a ritmo con i colpi di tosse. L’approfondimento, la completezza dell’informazione si accompagnavano alla capacità di consentire all’ascoltatore di capire i fatti, di andare oltre la notizia; Bordin accompagnava il risveglio con ironia e intelligenza, una sigaretta tirava l’altra, come le notizie.

Poi c’era l’altro Bordin, quello delle lunghissime discussioni con Marco Pannella, ore e ore a parlare di tutto, ma come solo loro due sapevano fare; mettendo in dubbio non solo le cose, ma prima di tutto se stessi, le sicumere le hanno sempre lasciate agli altri, a quelli che oggi dal basso di una crassa ignoranza inneggiano alla chiusura della radio.

L’eredità radicale è oggi tutta in una radio che con mille sforzi sta tentando di portare avanti l’ultima battaglia possibile per assicurare le basi per il diritto alla conoscenza. Ricordare chi ha combattuto una vita per difendere il diritto degli altri come stanno facendo tutti i giornali non basta più; bisogna abbracciare la battaglia con la stessa determinazione, e la stessa leggerezza, che Bordin ci metteva tutte le mattine.

Enzo Ghionni

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