Addio a Eugenio Scalfari, protagonista del giornalismo

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Il giornalismo italiano perde, con Eugenio Scalfari, uno dei suoi interpreti, innovatori e maestri più apprezzati, discussi e influenti. La storia professionale di Scalfari si lega a filo doppio con quella di due sue creature che hanno saputo cambiare il modo di intendere il giornalismo in Italia, cioé Repubblica e L’Espresso.

Eugenio Scalfari è morto all’età di 98 anni. Ha attraversato da sinistra un secolo, brevissimo, di storia nazionale. Nato a Civitavecchia nel 1924, Scalfari ha iniziato a imporsi sullo scenario giornalistico nei primi anni ’50 quando lavora al Mondo di Pannunzio e all’Europeo di Arrigo Benedetti. Insieme a lui, Scalfari fonda nel 1955 quello che diventerà il primo settimanale italiano d’inchiesta, L’Espresso. Nel 1976 l’intuizione di fondare un quotidiano nuovo. Chiama accanto a sé Gianni Rocca, che ne sarà il caporedattore centrale, poi Amedeo Massari, che fungerà da direttore amministrativo, e dunque i giornalisti Giorgio Bocca, Sandro Viola, Mario Pirani, Rosellina Balbi, Miriam Mafai, Barbara Spinelli, Natalia Aspesi, Corrado Augias, Enzo Golino, Edgardo Bartoli, Fausto De Luca, Paolo Filo della Torre, Enzo Forcella, Orazio Gavioli, Giuseppe Turani.

Rimane saldo al timone del quotidiano fino a quando decide di farsi da parte, nel 1996 quando ha compiuto 72 anni. La leggenda vuole che abbia detto alla sua cerchia di amici che se ne sarebbe andato lui prima che lo cacciassero. Lascia la direzione ma non il suo giornale, sul quale continua a scrivere per lunghi anni, intrecciando polemiche e ritraendo i fatti e i personaggi dell’epoca contemporanea. Tanti i messaggi di cordoglio che nella giornata di oggi si sono susseguiti a commento della scomparsa di Eugenio Scalfari. Tra questi, c’è quello di Papa Francesco che ha dichiarato di piangere la morte di un amico e di “conservare con affetto la memoria degli incontri – e delle dense conversazioni sulle domande ultime dell’uomo – avute con lui nel corso degli anni e affida nella preghiera la sua anima al Signore, perché lo accolga e consoli quanti gli erano vicini”.

 

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