Per la prima volta Aci Comunicazione, File e Fisc si sono riunite sul tema della riforma così come sul tema delle risorse pubbliche da destinare all’editoria. L’incontro si è svolto Milano e, come spiega il presidente di Aci Comunicazione, Roberto Calari, “si tratta di un incontro molto importante per tutte le questioni che riguardano le imprese cooperative e non profit che ancora non hanno trovato le risposte adeguate”.
Questi problemi derivano dal taglio ex post dei contributi del 2013 e e proseguono con la “non congruità” delle risorse destinate ad oggi dal Governo, almeno stando alle dichiarazioni del sottosegretario Lotti e confermate di fatto oggi anche dal consigliere Marino che era presente all’assemblea. “Tali risorse, anche se importanti, non sono assolutamente sufficienti rispetto alle domande presentate ed al fabbisogno dichiarato – continua il presidente dell Associazione delle cooperative italiane – di 72-73 milioni di euro: la disponibilità per il fondo del 2014 non arriva ai 50 milioni complessivi. Questa differenza pesa sulle realtà imprenditoriali che sono riuscite a farsi carico, con grandi sacrifici, dei tagli retroattivi dello scorso anno. Ora che stanno per chiudere i bilanci del 2014, queste realtà hanno bisogno di certezze”.
Certezze che al momento non ci sono e quindi “nei prossimi giorni faremo un appello affinché il Governo affronti questa problematica con la massima urgenza per risolvere la questione in tempo utile. Abbiamo ribadito anche oggi che la riforma è fondamentale, difatti è molto tempo che cerchiamo di ottenerla e siamo ben lieti di contribuire con iniziative come questa. E’ una delle prime assemblee che seguono l’apertura del Tavolo per l’editoria da parte del sottosegretario Lotti. Siamo entrati nel merito, abbiamo dimostrato che da parte delle associazioni delle cooperative e del non profit c’è la volontà di contribuire fortemente alla riforma”.
In collegamento telefonico erano presenti anche interlocutori del Governo come il deputato Pd (nonché membro della Commissione Cultura) Roberto Rampi ed il segretario della V Commissione Bilancio (e parlamentare della Lega Nord) Silvana Comaroli. Rampi ha espresso fiducia nel raggiungimento di un accordo sulla riforma, mentre la Comaroli ha ribadito l’importanza del pluralismo, anche dal punto di vista della sua esperienza parlamentare. “Questo percorso va sostenuto – dice ancora Calari – e vanno ricercate anche delle soluzioni che possano risolvere i problemi di questo momento, in attesa della riforma. Come abbiamo sempre detto pubblicamente, anche attraverso la campagna #menogiornalimenoliberi di questi mesi, per arrivare ad una riforma efficace è necessario che i soggetti siano vivi. Questi tagli di certo non aiutano. Si può cercare, come è stato fatto, di supplire e trovare soluzioni ponte dopo quello che è successo nel 2013. Ma tali soluzioni non possono durare e se non arrivano risposte certe, al di là delle intenzioni apprezzabili, diventa difficile andare avanti”.
Tutte le rassicurazioni, purtroppo, non possono essere spese per far fronte a quanto imposto dai bilanci. Un’impresa che lavora tutti i giorni e che deve far fronte ai propri impegni ha bisogno di ben altro. “Occorrono garanzie e dati formali, abbiamo ribadito l’importanza di questo aspetto e siamo fiduciosi che la volontà ci sia, però le risposte avute finora sono insufficienti e non ci tranquillizzano sui risultati che si possono conseguire a breve. Nei prossimi giorni dobbiamo fare congiuntamente un ulteriore appello alle forze politiche ed alle realtà istituzionali affinché seguano con attenzione e con urgenza questa procedura. Allo stesso tempo nel giro di pochi giorni ci dovrebbe essere un’ulteriore consultazione sulla riforma con il Tavolo del Governo e lì abbiamo intenzione di portare le nostre proposte costruttive e positive sulla riforma della filiera editoriale”, spiega ancora il presidente di Aci.
“Teniamo conto non solo della carta stampata – prosegue Calari – ma anche di tutto quello che è cambiato nel corso degli ultimi anni. Abbiamo un approccio multimediale che ingloba anche le diverse piattaforme ed il ruolo professionale che vogliamo sia generalmente riconosciuto. Il sostegno non deve lasciare al mercato le regole del gioco, ma si deve basare sulla qualità e sulla professionalità, sul rispetto dei contratti e delle direttive (attente a trovare gli indicatori giusti e trasparenti come per la carta stampata, così per le altre forme di comunicazione) che comprendano i bisogni dell’intera filiera nello spirito della riforma. Non solo i giornali su carta, quindi, ma anche quelli online, le radio e le televisioni”.
Se si riuscirà a fare una riforma complessiva della filiera si sarà fatto un passo importante e “bisognerà articolare in un unico dipartimento le competenze che riguardano l’intera filiera dell’editoria, anche per favorire politiche coerenti e convergenti ed una gestione trasparente delle norme. Necessaria anche una semplificazione dei sistemi di verifica e controllo, nel senso di maggior chiarezza e trasparenza. Regole e controlli vanno rafforzati e fatti valere per tutti a prescindere dal mezzo di comunicazione. Abbiamo una buona esperienza, quella della riforma del 2012, che rappresenta una base importante perché impone una regolamentazione severa che richiede tracciabilità, certificazioni, rispetto dei contratti. Si può migliorare. Una delle intenzioni espresse dal Governo è quella di basarsi esclusivamente sulle copie vendute”.
“Il rapporto con il lettore è molto importante, tant’è che abbiamo chiesto nell’ipotesi di riforma che anche il servizio pubblico tenga presente una possibile declinazione a partire dal rinnovamento del ruolo e dalla funzione di una parte di quei canali Rai che rimarranno senza pubblicità. Questo è un disegno di riforma che deve essere fatto e interpretato con la massima attenzione rispetto al ruolo della Rai come educazione ed informazione, ruolo storico che deve essere assolutamente recuperato. Dall’altro lato un contratto di servizio pubblico con la Rai deve essere in grado di chiedere che vengano stipulate delle convenzioni o dei contratti di sussidiarietà con soggetti non profit. Questo costituirebbe un riconoscimento della funzione di interesse pubblico per i giornali locali ed in generale per tutti i soggetti dell’informazione che creano contenuti originali ed autonomi sui territori”, conclude Calari.
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