Aci Comunicazione: Riforma dell’editoria, il difficile viene ora

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“Luci e ombre sui percorsi della Riforma e della stabilità dell’editoria in Italia. La cosa più difficile e più complessa è la conferma di quanto espresso finora dal Governo”. A dirlo e Roberto Calari, presidente di Aci comunicazione. “Purtroppo la buona volontà non si è ancora tradotta in atti concreti, ma anche le riaffermazioni di venerdì scorso sono importanti”

Riforma e stabilità. Sono questi i due punti fondamentali per garantire ancora un futuro all’editoria italiana. Ne sono convinti i rappresentanti di Alleanza Cooperative Italiane Comunicazione, File, Fisc, Anso, Uspi e Anes che venerdì scorso hanno incontrato il Consigliere Roberto Marino, Capo del Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri e Antonio Funiciello, in rappresentanza del sottosegretario con Delega all’Informazione e l’Editoria, Luca Lotti.
Roberto Calari, presidente dell’ Associazione delle cooperative italiane della comunicazione, ci spiega che la volontà espressa fin qui dal Governo “purtroppo ancora non si è tradotta in atti concreti di spesa sui contributi 2014, ma è importante la riaffermazione pubblica del fatto che saranno almeno pari a quelli stanziati nel 2014 (per il 2013 ndr) e che si tenterà di aumentare quelle risorse tenendo conto delle difficoltà che ha creato il taglio del 2013 ex post”.

Si va verso una Riforma di cinque anni, anche se non è più la riforma complessiva con cui si è aperto il primo Tavolo. “C’è sicuramente una cornice di riferimento nella Legge Delega – spiega ancora Calari – che ci sembra prima di tutto orientata a definire dei criteri generali e per mettere una serie di riferimenti di cornice a cui dovrebbero seguire dei decreti attuativi. Intanto il primo pezzo di questa riforma, oggetto di questo disegno di legge va verso la costituzione del Fondo per il pluralismo e la libertà dell’informazione per cinque anni. Il presidente di Aci Comunicazione sottolinea che si tratta di un elemento importante per definire la volontà di confermare il sostegno e di stabilizzarlo nel tempo. “La verifica dopo cinque anni ha un senso per tutti, è un tempo sul quale si riesce a pensare di introdurre degli elementi di programmazione d’impresa che permettono di ripensare anche ai piani industriali”.

Dalla riunione viene riaffermato il ruolo fondamentale del pluralismo, sia tramite i giornali cartacei che online, attraverso un riconoscimento diretto del valore di queste realtà e dei cambiamenti in essere. “C’è un riconoscimento di una funzione importante verso tutto quello che è informazione, in particolare locale o delle comunità locali all’estero, o ancora quelli che raccontano in modo critico e diretto quegli aspetti legati ad alcuni ambiti particolari della cultura o del sociale”, dice ancora Calari. I soggetti destinatari di questo sostegno sono assolutamente non profit e le cooperative. Si tratta di una sottolineatura importante, “perché è evidente, e noi stessi abbiamo sempre sostenuto, che un intervento pubblico deve necessariamente essere ancorato a quelli che sono gli elementi del non profit con tutti i criteri che già sono in vigore della professionalità e dei contratti di riferimento”.

Il presidente di Aci Comunicazione prosegue indicando anche delle tematiche che potrebbero riguardare il prossimo futuro: “forse, ma è un tema a venire, i contratti non riconoscono abbastanza la specificità cooperativa. Ci dovremo lavorare, ma è un tema che pone di fronte imprese più piccole con realtà più complesse, dove ci sono dei soci che sono anche soci-imprenditori assieme a dei lavoratori, giornalisti e dipendenti. Dobbiamo studiare insieme delle specificità senza forzature, ma con la consapevolezza che si tratta un problema per la tenuta e per la competitività di queste realtà”.

Tornando al presente, sembra che il Governo abbia intenzione di mettere in atto una serie di provvedimenti piuttosto positivi per il futuro dell’editoria. Ma assieme alle luci emerge anche qualche ombra: i giornali hanno in se una logica e perseguono un’efficienza organizzativa imprenditoriale, una capacita cioè di trovare risorse, che si accompagna nelle misure che dovrebbero accompagnare la Legge Delega e su cuoi staremo molto attenti. Queste potrebbero essere le ombre, ad esempio su come si incide sulla distribuzione. Oppure la pubblicità: ci dicono che ci saranno misure parallele che tendono a incentivare fiscalmente la pubblicità sui giornali locali. Questo è importantissimo. Anche quando si parla di scaglioni ci dicono che il tetto al 40% non vuole condizionare il mercato”.

Nel corso dell’incontro è stato detto anche che uno dei principi di riferimento compresi nel disegno di legge è quello che i contributi siano vincolati al numero delle copie effettivamente vendute. Calari spiega che “c’è una forte sottolineatura di questo aspetto che però vede l’ingresso in campo di alcuni elementi importanti che sono gli scaglioni: in sostanza dobbiamo capire con quali modalità tenere conto dei bacini d’utenza e della popolazione di alcuni territori. Non si può pensare che realtà territoriali molto piccole senza dei correttivi tipo gli scaglioni per dimensione di bacino o territoriale siano sufficienti a non penalizzare le realtà più piccole”.

Occorre evitare che tutti gli anni ritorni il problema della discussione su risorse e priorità, nonostante il traguardo importante dei cinque anni. “Per questo motivo abbiamo tutti affermato, anche i rappresentanti del Governo, che sia necessaria una forte volontà di indicare i criteri e di stare sul fabbisogno che da quei criteri deriva. Le risorse dovrebbero essere messe a disposizione in modo adeguato perché non si discuta ancora sull’entità del contributo. Altrimenti si rimarrebbe alla precarietà della situazione di partenza”.

Restano fuori, ad oggi, aree importanti come quelle riferite all’informazione radio e tv, “per la quale si è auspicato da parte nostra, un diverso coordinamento o aggregazione di compiti e risorse oggi distribuiti nelle competenze di più ministeri verso un unico riferimento del Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria. Così come fuori da questa parte della Riforma sono la riforma Rai, del canone e del contratto di servizio pubblico o la necessaria nuova regolamentazione del rapporto fiscale con gli over the top. Fattori di non poco conto nella valutazione complessiva dell’idea di Riforma sulla quale si sta lavorando”.

Il presidente di Aci prosegue spiegando che noi abbiamo capito che l’intenzione è volta alla stabilizzazione, quindi abbiamo preso atto con una certa fiducia che questo è il percorso del confronto che si apre. E’ un confronto dove tutti saremo molto vigili, a partire dalle questioni del fondo come quello del 2014: che sia, con un decreto specifico, messo nelle condizioni di essere immediatamente operativo e che quello sforzo dichiarato più volte di integrare le risorse rispetto al 2013 sia uno sforzo massimo. Ci auspichiamo che il Governo sia consapevole che deve recuperare dopo i tagli ex post che hanno causato dei danni gravissimi e che con i tempi giusti questi segnali molto positivi possano tradursi in decreti”, conclude Calari. Alleanza Cooperative Italiane Comunicazione, File, Fisc, Anso, Uspi e Anes sono molto fiduciosi, ma per poter salvare chi oggi ‘naviga a vista’ è opportuno trasformare la volontà e la fiducia in atti concreti il prima possibile.

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