Dalla Conferenza sulle Telecomunicazioni di Dubai arrivano notizie preoccupanti per la libertà della rete. L’approvazione degli standard DPI potrebbe far parte di un progetto più ampio per accrescere il potere degli operatori telco su Internet.
Sono due i blocchi contrapposti: da una parte gli USA, che non vorrebbero cambiamenti radicali, dall’altra Russia e Cina, maggiormente favorevoli ad una gestione della rete entro i confini nazionali. Gli interessi degli Stati Uniti sono facilmente comprensibili, se si considera che l’ICANN, l’ente internazionale incaricato di assegnare gli indirizzi IP, è di origine americana. Russi e cinesi si appellano al principio di uguaglianza, per il quale tutti gli stati membri dell’ONU dovrebbero avere gli stessi diritti nell’allocazione degli indirizzi di Internet.
Una visione delle cose che implica maggiori poteri all’ITU, organizzazione internazionale affiliata alle Nazioni Unite. E di conseguenza, anche agli operatori legati all’ITU, desiderosi di monetizzare il World Wide Web imponendo pagamenti ai grandi fornitori di servizi sui Internet . Google, Facebook e compagnia cantante si dissociano dagli orientamenti della conferenza, chiudendo le porte ad una rivoluzione poco gradita anche a quelli che considerano Internet l’ultimo tempio della neutralità.
Niente allarmismi, probabilmente non ci saranno cambiamenti radicali, dal momento che le decisioni dell’ITU vanno sempre prese all’unanimità. Resta però la preoccupazione per l’indirizzo generale adottato nella Conferenza. L’impressione è che, anche se non ci sono le basi per mutamenti radicali, le telco potrebbero perseguire i loro interessi attraverso l’elaborazione di provvedimenti meno clamorosi ma altrettanto efficaci. E’ forse una prova di queste asserzioni l’approvazione del citato standard DPI. Adottato dagli ISP per migliorare i servizi erogati, consentirà agli stessi un controllo senza precedenti sui movimenti dei dati degli utenti.