La censura politica impedisce a individui, associazioni e mezzi di informazione di esprimere opinioni contrarie a quelle del potere esecutivo. Tale censura, che si realizza attraverso il controllo preventivo dei contenuti, è comune negli Stati sottoposti a regime autoritario. Episodi come quello di Barrafranca, comune siciliano della provincia di Enna, dimostrano che la libertà di stampa è perennemente a rischio anche in paesi fieramente democratici. Ma andiamo con ordine.
Nell’estate scorsa il giornalista Renato Pinnisi, corrispondente del quotidiano Sicilia, ha ricevuto una lettera su carta intestata dal Comune. Il mittente era Biagio Cascio, presidente del Consiglio Comunale, eletto nella lista DL-Margherita. Cascio ha preteso che gli articoli di Pinnisi riguardanti la sua persona fossero recapitati a lui prima di essere pubblicati. In pratica, il consigliere comunale avrebbe voluto esercitare un controllo preventivo sulla stampa, alterando così le opinioni politiche della sfera pubblica.
Il comportamento di Cascio è palesemente avverso all’art. 21 della nostra Costituzione, ma il politico prova comunque a giustificare le sue azioni: << Ho intrapreso un percorso, quando ero presidente della quarta Commissione, che ha portato alla formazione dell’Ufficio Europa e il giornalista in questione ne ha parlato in due articoli, pubblicati con la foto del sindaco e del vice-sindaco, senza dire che quell’iniziativa era mia. Pinnisi agisce così perché è l’addetto stampa del sindaco >>. Parole pesanti, ovviamente smentite dal giornalista: << Io ho scritto solo la verità. Sono stato consulente del sindaco, ma non in quel periodo. >>.
Risulta difficile dare credito alle parole di Cascio, soprattutto alla luce di un episodio passato di pubblico ludibrio a danno di Pinnisi. Nel 2009 rappresentanti locali dell’UDC affissero sui muri della città manifesti nei quali accusava Pinnisi di essere un bugiardo.
L’Ordine dei Giornalisti condanna il comportamento delle istituzioni di Barrafranca, sottolineando che i valori della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo non sembrano essere stati recepiti nel comune siciliano. Anche Andrea Campinoti, presidente di Avviso Pubblico, ha biasimato il tentativo dell’autorità di condizionare il libero esercizio del diritto di informazione.
Le parole si sprecano, ma ci vorrebbero misure legislative per tutelare la figura del giornalista. Per un Pinnisi che ha il coraggio di denunciare le intromissioni della politica, ce ne sono tanti altri che per motivi economici soccombono al giogo delle istituzioni. In tal senso, l’approvazione del dl sull’equo compenso potrebbe dare una grossa mano ai giornalisti freelance siciliani, tra i peggio retribuiti in Italia.
Giuseppe Liucci