INTERNET/ CONTINUA LA GUERRA TRA COPYRIGHT E ‘CONDIVISIONE’. ECCO CHI VINCE A SUON DI SENTENZE

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Il diritto d’autore sottende, nella sua definizione, il diritto di tutela delle opere dell’ingegno di carattere creativo, che appartengono alla letteratura, alla musica, alle arti figurative, all’architettura, al teatro, al cinema. Tale diritto è disciplinato, in Italia, dalla legge del 22 aprile 1941, n. 633, che tutela legalmente e, soprattutto, economicamente i diritti dell’autore sull’opera frutto della sua creazione (diritti morali e patrimoniali). Oggi, rispetto al 1941 la circolazione e la reperibilità delle opere ha assunto carattere decisamente diverso e maggiormente esposto ad appropriazioni indebite. Con internet ed i siti di file-sharing, la difesa della paternità delle opere si fa sempre più ardua. È il caso dei siti ‘peer to peer’ che sono al centro di una serie di sentenze che hanno dato vigore all’eterno braccio di ferro tra autori e fruitori, i primi rivendicano la paternità e la difesa del proprio operato mentre i secondi difendono la possibilità sul web di avere libero accesso ai contenuti.
Il noto motore di ricerca ‘Yahoo!’, è stato accusato, nel marzo 2011, dal tribunale di Roma, di violazione dei diritti di sfruttamento economico del film ‘About Elly’ mediante il collegamento a siti pirata che permettevano la visione in streaming o il downloading del film senza autorizzazione da parte del titolare (PFA films) dei diritti di sfruttamento economico sull’opera. Il ricorso presentato da Yahoo! contro la sentenza è stato accolto l’11 luglio scorso dal tribunale della Nona sezione di Roma che non ha ritenuto sufficiente, per avviare la causa, una generica contestazione relativa alla messa a disposizione del pubblico (anche attraverso i servizi degli Isp) di contenuti coperti da diritti d’autore ma ha ritenuto necessario indicare, in maniera precisa, i link a tali contenuti, dando prova del carattere non autorizzato della loro diffusione.
La normativa del diritto d’autore si presta, invero, a non univoche interpretazioni, come dimostra il tenore delle varie sentenze emesse sull’argomento. Prendiamo per esempio il caso della società ‘Italia on Line’, che il 7 giugno è stata ritenuta colpevole della violazione del diritto d’autore da parte del Tribunale di Milano, a seguito di una segnalazione del gruppo Mediaset che l’accusava di diffondere abusivamente alcuni video televisivi di Mediaset. Il Tribunale ha dato ragione a Mediaset vietando l’ulteriore diffusione dei filmati e fissando una penale di 250 euro per ogni video e per ogni giorno di illecita diffusione. Le accuse mosse al provider ‘Italia on line’, appartenente a Wind ed ora confluito in Libero, erano aggravate dal fatto che le pagine dei filmati contenevano link pubblicitari che rappresentavano fonte di guadagno.
La guerra fredda tra le normative sul diritto d’autore e internet coinvolge tutto il mondo: ogni Pese compatte la sua battaglia. Per non allontanarci troppo, prendiamo in considerazione il Belgio e la Spagna che sono stati scenari di diverse e controverse sentenze sull’argomento.
Con una sentenza del giudice di Barcellona, nel marzo scorso, venne assolto il primo sito ‘peer to peer’ portato in tribunale per un presunto reato contro i diritti d’autore. Il giudice, chiamando in causa la Siae spagnola (la Sgae), sancì che i sistemi p2p non fanno altro che scambiare link, e in quanto mere reti di trasmissione di dati tra privati, non violano la legge sulla proprietà intellettuale. Una sentenza che ha sollevato non poche proteste e che torna a far parlare di sé ancora oggi, a distanza di un anno. Al centro del dibattito c’è sempre lui: Jesus Guerra, responsabile del sito Elrincondejesus.com. Nonostante la prima sentenza d’assoluzione, Jesus Guerra è stato condannato ad una sanzione pecuniaria di 3.500 euro circa da una corte d’appello della città catalana. I legali di Guerra, si fanno però forti di un altro caso analogo che ha visto l’assoluzione del sito Index-web.com, sulla base del principio per cui il mero accorpamento di link non costituisce violazione diretta del copyright. Principio che va in direzione opposta alla Ley Sinde, la legge che in Spagna rende lecito il blocco dei sorpresi a violare il diritto d’autore.
Recentissima è, invece, la cosiddetta ‘guerra lampo’ tra Google e la stampa Belga. Lo scontro nasce il 15 luglio 2011 quando Google fa sparire i giornali belgi ‘Le Soir’, ‘La Libre Belgique’, ‘Sudpresse’ e ‘L’Echo’, dai risultati di ricerca, a seguito della condanna per contraffazione pronunciata a maggio dalla Corte d’appello di Bruxelles. Gli editori di questi quotidiani (La Copiepresse) accusano Google di appropriazione indebita dei loro articoli e reclamano una cifra di 25 mila euro, pari all’ammontare dei diritti d’autore. Da qui la decisione di Google di passare alla diretta cancellazione dei siti in questione. Secondo le ultime indiscrezioni che circolano su Twitter, si sarebbe vicini ad un accordo. Come annunciato dal portavoce del motore di ricerca, Bill Echiksn, Google sarebbe disposto a ‘trattare’ per ridare visibilità alla stampa belga ma non avrebbe alcuna intenzione di pagare sanzioni pecuniarie.
Dalle situazioni analizzate sembra che per il momento, nella guerra tra internet e diritto d’autore, sia in vantaggio il web e la libera condivisione di contenuti, principio che è stato ribadito anche dall’avvocato generale della Corte di Giustizia dell’Unione Europea (causa C-70/11, Cruz Villalon) per il quale i filtri che impediscono il download via peer to peer sono illegittimi perché lesivi dei diritti fondamentali del cittadino. Inoltre, sostiene l’avvocato, un giudice dell’Unione Europea non potrebbe emettere un’ingiunzione che costringa un provider di uno dei Paesi membri a filtrare o bloccare l’accesso agli internauti senza violare la Carta dei diritti fondamentali garantiti dall’UE stessa.

Arianna Esposito

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