È davvero un vespaio quello che si sta alzando intorno all’asta che assegnerà i diritti d’uso delle frequenze in banda 800, 1800, 2000, 2600 per la banda larga mobile. Fortemente voluta dal governo che prevede di incassare non meno di 2,4 miliardi di euro, l’asta non piace alle tv locali che dovranno liberare le frequenze 61-69 UHF a fronte di un indennizzo proposto dal ministero dello sviluppo (tetto massimo 240 milioni). Pena la disattivazione coattiva degli impianti di trasmissione. Per evitare questa “punizione governativa” dovranno liberare le frequenze messe all’asta entro e non oltre il 31 dicembre 2012, come stabilito dal decreto correttivo inserito nella manovra economica 2011-2014 approvata dal Consiglio dei ministri. Ma a quanto pare anche gli operatori mobili – che dovrebbero ‘sborsare’ i famosi 2,4 miliardi di euro – hanno qualche recriminazioni da avanzare. E il problema, neanche a dirlo, sono proprio i soldi. «Per la gara delle frequenze pensiamo non sia un buon momento per il governo per indirla. La situazione economica in Europa, è turbolenta e ora non entrerebbero tutti i proventi che il Governo poteva sperare». Naguib Sawiris, fondatore di Orascom, ha spiegato che le società di tlc sono indebitate e dipendono dalle banche. Pertanto, secondo il magnate egiziano il ministero dell’Economia dovrebbe consentire, se proprio vuole bandire la gara a settembre, «dei pagamenti a rate che darebbero maggiori introiti e darebbero alle aziende la possibilità di rientrare negli investimenti».
Intanto il tempo stringe: entro il 28 luglio dovranno essere presentate le domande di partecipazione e le aziende che, sulla base di quanto previsto dal bando, saranno ammesse alla gara avranno ulteriori 30 giorni di tempo per presentare le offerte economiche. Tra la fine di agosto e i primi giorni di settembre avrà luogo la seduta pubblica per l’apertura delle offerte e, a seguire, lo svolgimento dell’asta.