La televisione italiana nasce con un deficit, che a distanza di anni ancora fatichiamo a colmare. Forse non tutti ricordano Riccardo Palladini, il primo presentatore del tg italiano, nel lontano 1954. Ebbene lui, con la sua presenza e il suo portamento, racchiude perfettamente il significato della storia della TV del nostro Paese. Dizione perfetta, voce convincente e sicura abbinata a una fisicità non certo sexy o seducente con quelle orecchie a sventola che sono rimaste nel nostro immaginario. In una parola rassicurante, come doveva essere la televisione in quegli anni e come è stata per lungo tempo. Era l’influenza della Democrazia Cristiana, che ha tenuto in stand by l’Italia per quasi mezzo secolo. E’ proprio la DC, infatti, ad aver disegnato i limiti e i confini del mezzo televisivo nel nostro Paese, producendo quell’indissolubile distacco con il resto del mondo. Mentre il colore arrivava nelle case francesi e tedesche, la Rai in Italia censurava i baci (ricordate le commoventi immagini in Nuovo Cinema Paradiso di Tornatore?) e diceva no alle novità perché – scrive in un suo libro Peppino Ortoleva – “secondo La Malfa, che trovò su questo punto il pieno appoggio del movimento sindacale, la televisione a colori avrebbe favorito uno sviluppo deviato, di tipo consumistico, in un momento in cui era necessaria l’austerità”.
Ed è proprio questa austerità che ancora oggi di tanto in tanto torna a galla, scrivendo la parola CENSURA su alcuni prodotti filmici e televisivi, serial compresi. Il motivo? Troppe scene spinte, volgari, violente che non si addicono alla trasmissione in chiaro.
L’elenco delle serie trasmesse in Italia in modo “parziale” è lungo e minaccia di allungarsi sempre di più, se consideriamo che molte delle nuove serie USA tendono a ruotare intorno a sesso e sangue. Si tratta di scene tagliate, di dialoghi modificati o alleggeriti (eliminando i termini volgari) o di stravolgimenti di palinsesti per relegare nelle ore notturne tutto ciò che è considerato scabroso. I casi più celebri si sono visti con Spartacus trasmesso da Sky in prima serata in versione “soft”, Buffy (dove il bacio lesbo tra Willow e Tara è stato tagliato completamente nel 2001 e riproposto a tarda notte solo tre anni dopo), con il serial francese Summer Dreams, trasmesso in fascia protetta cancellando ogni riferimento alla storia omosessuale tra due personaggi o ancora Weeds troppo ardito nel tema trattato per il nostro pudico Paese (è la storia di una giovane donna vedova che diventa coltivatrice e spacciatrice di marjuana per mantenere lo stile di vita suo e dei figli dopo la prematura morte del marito). Per non parlare poi di Rome, una delle serie più costose della storia, che in Italia è stata trasmessa con delle differenze notevoli rispetto all’originale con scene girate appositamente per mandarle in onda nella terra dei cachi al posto delle “indecenti” immagini a suon di sesso e violenza trasmesse in tutto il resto del mondo.
Così facendo, direte, la TV italiana mantiene fede alla sua bella immagine di contenitore di sani valori tradizionali (cristiani). Macché. Tette e culi spopolano, in prima serata, in tutti i canali, tutti i giorni. Dalle vallette seminude presenti in ogni programma ai reality show, che tanto più si spingono tanto più sono seguiti. Grande Fratello in primis, che ogni anno tenta di battere l’anno precedente, in una gara alla ricerca del concorrente più “peccaminoso” (il sesso in diretta è stato dimenticato grazie alla maggiorata che si strizza il seno sotto la doccia che a sua volta è entrata nel dimenticatoio per via del bacio saffico tra due concorrenti, e si potrebbe continuare all’infinito). Quasi a dire che nella finzione proclamata (film e serie TV) la pudicizia è un valore, nella realtà (o per lo meno in quella che si spaccia per tale) no. Ci trovate una spiegazione razionale? Io, davvero, no.
di Anna Barbiero, Linkiesta, http://www.linkiesta.it/blogs/fuoriserie/la-pudica-televisione-italiana-retaggio-della-dc