RICAVI TV. IL CONTROSORPASSO MEDIASET A SKY. LA RAI SOLO TERZA

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La relazione di Agcom al Parlamento certifica il nuovo avvicendamento in testa alla classifica in base ai dati 2010. Il settore cresce del 4,5%, risorse ripartite tra Mediaset (+8,1%), Sky (+1,8) e la Rai (+2,5).
Nella relazione annuale al Parlamento dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, presentata oggi alla Camera dal presidente Corrado Calabrò, si evidenzia una crescita del 4,5 per cento del sistema televisivo italiano, risorse di cui si consolida la tripartizione tra le stesse Mediaset (30,9 per cento), Sky (29,3) e Rai (28,5).

Sul fronte degli ascolti, Agcom registra il primato delle sei reti generaliste Rai e Mediaset, che nel 2010 costituiscono oltre il 73 per cento di share medio giornaliero (La7 poco più del 3 per cento). I canali tematici Rai e Mediaset rappresentano complessivamente il 5,4 dello share e tutti i canali Sky circa il 5 per cento, Fox inclusa. Calabrò rileva quindi come, malgrado l’apprezzabile aumento degli ascolti dei canali tematici (+11 per cento), il modello tradizionale tenga ancora. E alla Rai che il presidente Agcom invia invece un monito: “Maggiore attenzione alla qualità del servizio”.

Nella sua relazione al Parlamento, Agcom attribuisce a Mediaset un aumento dei ricavi dell’8,1 per cento per il 2010, per un totale di 2.770,60 milioni di euro (contro i 2.562,98 del 2009). Sky cresce dell’1,8 per cento e raggiunge i 2.630,76 milioni (nel 2009 era a 2.583,18 milioni). I ricavi Rai fanno segnare un +2,5 per complessivi 2.553,84 milioni (2.490,25 nel 2009). Segue, a netta distanza, Telecom Italia con una fetta dell’1,8 (seppur con una crescita del 4,9 per cento dai 152,68 milioni del 2009 a 160,17 del 2010).

Il primato di Mediaset diventa quasi “dittatura” quando l’analisi si sposta sulla raccolta pubblicitaria, settore in cui – sottolinea il presidente di Agcom – Mediaset riesce ad attrarre oltre la metà degli investimenti degli inserzionisti. “Mediaset – precisa Calabrò – con il 38 per cento degli ascolti, attira il 56 per cento delle risorse pubblicitarie, Sky meno del 5”. Nell’andamento degli ultimi due anni, Mediaset ha visto aumentare i ricavi da spot dai 2.251,45 milioni del 2009 ai 2.413,50 del 2010 e quelli da offerte pay da 311,53 milioni a 357,10 milioni, mentre Sky ha aumentato la raccolta di pubblicità da 154,67 milioni a 190,5 milioni e i ricavi da tv a pagamento da 2.428,50 milioni a 2.440,17 milioni.

Quanto alla Rai, “con circa il 41 per cento degli ascolti, controlla il 24 per cento della pubblicità”, spiega Calabrò, essendo l’azienda sottoposta a “uno stringente limite di legge”. Gli introiti pubblicitari Rai sono passati da 909,90 milioni nel 2009 a 946,58 milioni nel 2010, mentre i ricavi da canone della tv di Stato sono cresciuti da 1.531,53 milioni del 2009 a 1.558,44 del 2010. Ma, parlando della Rai, Calabrò esprime una riflessione che si spinge ben al di là dell’elenco di voci a bilancio: “La Rai deve avere maggiore considerazione per la qualità del suo servizio. Purtroppo arrestare il declino della tv pubblica è una priorità non percepita come tale”.

Continua Calabrò: “Alla Rai servirebbe una riforma per darle una governance duale che separi servizio pubblico da vocazione commerciale. È una riforma scomoda che non piace ai partiti che albergano nell’azienda e che non piace ai concorrenti che mal vedono una Rai più competitivà. L’azienda non ha seguito le proposte che avevo fatto nelle precedenti relazioni per una riforma del servizio pubblico. Nell’ottica di una maggiore trasparenza nella gestione l’Autorità si appresta a ridefinire principi e modalità degli obblighi di contabilità separata”.

Interviene anche il presidente della Camera, Gianfranco Fini, sollecitando un adeguamento economico dei canoni per le frequenze televisive. “Bisogna porsi il problema della giusta valorizzazione pubblica delle risorse frequenziali televisive – spiega Fini -, attraverso un adeguamento economico dei canoni. Lo Stato deve sempre perseguire il massimo di beneficio pubblico dalla cessione dei diritti d’uso, sia che si tratti della concessione delle spiagge o che si tratti della cessione dell’etere. Politiche virtuose di risanamento dei conti pubblici e di rilancio dell’economia passano anche attraverso scelte credibili e neutrali di valorizzazione degli asset statali essenziali concessi in uso a soggetti privati”. (Repubblica)

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