Il sito TechCrunch ha riportato in un post la notizia della trattativa di acquisizione rivelata da 3 fonti anonime gravitanti intorno a Mountain View. Lo scoop non risiede tanto nelle intenzioni di Google di mettere le mani su uno dei principali gruppi operanti nello sviluppo di software specializzati nella pubblicità online. Altre proposte in tal senso erano state avanzate a febbraio di quest’anno, solo che in quell’occasione non si parlò di 400milioni di dollari, cifra che si rumoreggia sia stata promessa da Mountain View alla startup. A riportare la notizia è anche un articolo di oggi del New York Times, sebbene i portavoci di entrambe le aziende non abbiano ancora fornito alcun commento ufficiale. Certo un potenziale negoziato tra il search engine più quotato al mondo ed il gruppo pubblicitario più richiesto nel settore (tra i potenziali acquirenti non poteva mancare Facebook) potrebbe significare per Google l’apertura anche agli annunci pubblicitari con immagini e video, ovvero scommettere tutto sul crescente business del display advertising. Una realtà per cui, specie negli Usa, la società di ricerca eMarketer ha previsto un incremento attivato dalle richieste di mercato del 20.2 %, stimando che entro il 2015 tale categoria pubblicitaria diventi la più utilizzata nel settore. Si parla di un volume monetario pari a 12,3 miliardi di dollari con una crescita entro l’anno in corso del 24,5% grazie all’aumento degli annunci video e dei banner pubblicitari. Stime supportate anche dai dati raccolti dall’ Interactive Advertising Bureau (IAB) e dal Prisewaterhouse Cooper (PwC) attestando quote per ricavi pubblicitari da Internet pari a 7,3 miliardi di dollari per il primo trimestre del 2011, con un aumento del 23% rispetto allo stesso periodo nel 2010. Non c’è da meravigliarsi dunque se Mountain View abbia puntato gli occhi su una startup nata solo nel 2007 ma che già vanta collaborazioni con alcune delle principali testate giornalistiche statunitensi ed operando anche in Europa con 5 sedi dislocate tra il Nuovo Mondo ed il Vecchio Continente.
Admeld vanta, infatti, una tecnologia capace di dotare gli advertiser di un maggiore controllo sui rispettivi contenuti pubblicitari con un aggiornamento in tempo reale delle tendenze di acquisto, così da ottimizzare le campagne lanciate sul web. Un’autentica piattaforma di offerta in tempo reale (RTB, “real time bidding platform”) a cui Google non può certo rinunciare nella propria missione volta a recuperare terreno nell’era del “social” advertising inaugurata da Facebook.
Manuela Avino