Non abbiamo fatto la gara con il beauty contest per le frequenze del dividendo digitale interno e ora si rischia di non fare neanche la gara per il dividendo esterno”, le cui frequenze andrebbero agli operatori di telefonia mobile. E’ la denuncia che giunge dal commissario dell’Autorita’ per le comunicazioni, Nicola D’Angelo, che afferma come in Italia in questo momento “il sistema e’ bloccato”. D’Angelo si dice “preoccupato”: le frequenze oggetto dell’asta tra operatori telefonici, per cui l’Autorita’ ha gia’ messo a punto le regole della gara sono “occupate: cosi’ chi se le compra?”. L’auspicio e’ che gli strumenti messi in campo dalla normativa “siano in grado di convincere gli operatori televisivi a liberarli”. Altrimenti anche questa gara potrebbe, e’ il timore di D’Angelo, non essere bandita.
Intanto i gestori mobili si dicono pronti a disertare la gara per le frequenze tv. Lo scrive oggi Andrea Bassi su Milano Finanza, aggiungendo che si fa sempre più in salita la gara per l’assegnazione delle frequenze che dovrebbero essere liberate dalle tv per il cosiddetto dividendo digitale e riassegnare ai gestori di telefonia mobile. Una gara dalla quale il Governo ha messo in conto di incassare 2,4 miliardi di euro entro fine anno.
Asstel, l’associazione confindustriale che riunisce gli operatori del settore, ha inviato una breve ma dura lettera al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, al ministro dell’Economia Giulio Tremonti e a quello dello Sviluppo economico Paolo Romani, per spiegare che alle condizioni attuali è difficile che gli operatori di telefonia mobile possano partecipare all’asta.
Il pomo della discordia resta la ritrosia delle circa 200 emittenti locali che dovrebbero abbandonare i megahertz della banda 790-862, per consentire la gara per l’assegnazione delle frequenze Lte. “E’ quindi altissimo il rischio che un interminabile contenzioso amministrativo blocchi l’utilizzabilità delle frequenze oggetto di gara”.
Asstel mette sul piatto anche altri problemi legati alle frequenze: i limiti di emissione elettromagnetica “fissati a livelli sensibilmente inferiori a quelli ammessi dalla media europea” che “renderebbero artificialmente alto il livello degli investimenti necessari” e il tema delle interferenze tra sistemi di trasmissione televisiva digitale terrestre e quelli di telecomunicazione sulle frequenze derivanti dal dividendo digitale”.