La notizia dell’estensione mondiale di una funzione prima riservata ad un gruppo limitato di utenti statunitensi, giunge in sordina comparendo come ulteriore possibile opzione da attivare nel proprio account Facebook. È ormai nota ai più la prassi del Social Network di non far seguire alcun comunicato ufficiale per qualsiasi update apportato alle proprie funzioni, anche se relativo, come questa volta, ad un argomento sensibile come la gestione della Privacy dei propri iscritti. La funzione in questione lanciata ieri ma sussurrata dal dicembre scorso, consiste in un software in grado di identificare le persone che compaiono nelle foto caricate e di suggerire in automatico i corrispondenti nomi da “taggare”, rispettando un unico requisito: il riconoscimento dei soli registrati a Facebook. In effetti è proprio il sistema di abilitazione dell’opzione in default della nuova funzione ad aver destato non poche perplessità nell’Unione Europea, a fronte anche delle analisi prodotte da alcune società di sicurezza dei 27 Stati Membri, oltre che dei rilievi effettuati dalle Authority competenti del Regno Unito e dell’Irlanda (Fonte Bloomberg). Accedendo infatti al pannello della modifica delle impostazioni di gestione della privacy, ci si trova davanti all’opzione “Suggerisci agli amici le foto in cui ci sono io”, attraverso cui è possibile abilitare o disabilitare le suggestions fornite in automatico da Palo Alto dopo l’upload di una foto in cui viene individuata la corrispondenza fisionomica con il proprio volto. L’attivazione in default non lascerebbe però scampo agli utenti, dato che all’atto pratico non risulta possibile per ciascun iscritto approvare o meno un tag effettuato da un contatto Facebook prima che venga pubblicato, consentendo così di agire solo in seconda battuta eliminando il tag indesiderato. Gerald Lommel, membro del Gruppo Art 29 Data Protection Working Party è stato molto chiaro riguardo le possibili violazioni delle regole sulla privacy: “I Tags delle persone sulle foto dovrebbero prodursi solo dopo il previo consenso dei diretti interessati e non può essere attivato in default. I suggerimenti in automatico – continua l’esperto – possono comportare numerosi rischi per gli utenti” mentre i funzionari europei addetti alla protezione dei dati personali “chiariranno a Facebook che ciò non può accadere”. Ma c’è una sofisticata finezza nel sistema adottato da Palo Alto che delega agli iscritti la possibilità di confermare o meno quello che rimane un semplice suggerimento fornito da Facebook dando vita al rispettivo tag. Al Social Network non sarebbe imputabile cioè alcuna responsabilità diretta della gestione della funzione che compete esclusivamente all’utente, quando e se ne è consapevole. L’argomentazione vincente per i detrattori della funzione rimane però il fatto che in automatico risulta essere l’adesione dell’utente al servizio grazie all’abilitazione silente in default. Un aspetto che pone la questione dei limiti alle nuove tecnologie nell’uso dei dati personali ma soprattutto della responsabilità nella loro gestione, non più delegabile a terzi.
Manuela Avino