«O si triplica la “buonuscita” per liberare le frequenze destinate alla gara per la banda larga mobile oppure no pasaran». Le emittenti locali non cedono di un millimetro. I canali disponibili alla tv digitale si riducono da 56 a 47, togliendo i nove destinati alla gara per la banda mobile. «La riduzione degli spazi trasmissivi – attacca Marco Rossignoli, presidente dell’associazione Aeranti-Corallo al Radio Tv Forum 2011 – è stata inaccettabilmente posta a carico del solo comparto locale. Le frequenze sono ora insufficienti a consentire a tutte le tv locali di divenire operatore di rete nelle aree analogiche e di continuare a svolgere tale attività in quelle digitalizzate».
Il Governo è intervenuto con un decreto legge che prevede graduatorie regionali per rilasciare i diritti d’uso delle frequenze: solo i soggetti collocati utilmente saranno operatori di rete. «Se in sede di assegnazione – continua Rossignoli – alle tv locali spetta, per legge, un terzo delle frequenze, la riduzione delle nove frequenze della gara dovrebbe essere posta per due terzi a carico delle tv nazionali e un terzo delle tv locali».
Il punto di vista di Filippo Rebecchini, proprietario dell’emittente laziale Super Tre e presidente della Frt, è solo in parte differente: «Se le frequenze non si liberano prima dell’asta, varranno molto poco. I ricorsi non ne consentirebbero l’utilizzo da parte delle compagnie telefoniche. Per liberarle occorre trovare un accordo con le emittenti regionali per lasciare i loro canali. In cambio, ovviamente, di soldi: almeno tre volte rispetto a quanto previsto dalla legge di stabilità (240 milioni, ndr)».
L’alternativa? «Lo Stato – continua Rebecchini – faccia un esproprio d’impero e vedremo come finirà, tra Tar, Consiglio di Stato, tribunali e Ue». L’ultima analisi della Frt sui bilanci 2009 delle tv locali «rivela dati disastrosi», aggiunge Rebecchini. La pubblicità è in netto calo. «Occorrono misure come gli sgravi d’imposta per le aziende che acquistano spazi pubblicitari sull’emittenza locale o il divieto di spot per le pay tv» aggiunge Rossignoli. «In più, lo schema di regolamento sulla tv digitale terrestre posto a consultazione dall’Agcom introduce una serie di limitazioni tecniche alla veicolazione di contenuti nazionali per gli operatori di rete locale». Non ci sono margini di trattativa, insomma, se lo Stato non mette mano al portafoglio.
«Si colpiscono le tv locali – sottolinea Luca Montrone, proprietario di TeleNorba, tv leader in Puglia, Basilicata e Molise – e restano domande senza risposta: è vero che si stanno cercando più risorse oltre i 240 milioni del tutto insufficienti? È vero quanto sostenuto dall’Agcom sul fatto che la gara potrebbe dare un gettito intorno ai tre miliardi e non 2,4? È vero che tali frequenze, in realtà, valgono ancora di più? Con le cifre attuali resisteremo “sino alla morte”: il Governo non riuscirà a vendere le frequenze».
Montrone rilancia la questione “locale”: «Si ostacolano e si soffocano le tv locali, come quando si vorrebbe dare un numero da tv locale a un fornitore di contenuti nazionali che scelga di acquisire capacità trasmissiva da un operatore locale. Dov’è la libera concorrenza? Siamo un paese che non cresce più e si soffocano in tutti i modi proprio le emittenti locali, che sono lo strumento di comunicazione ideale per le piccole e medie imprese. Così si creano ostacoli per la gara». (Il Sole 24 Ore)