Gli internauti usano su Facebook il pulsante “mi piace” e su Twitter il bottone “tweet” per condividere con gli amici contenuti online. Quello che forse non sanno è che questi strumenti premettono alle società che stanno alle loro spalle di tracciare dati sui siti che gli utenti visitano.
Secondo uno studio condotto dal Wall Street Journal, i widget (le icone interattive che compaiono in cima alle icone degli articoli pubblicizzati sui siti o vicino ai prodotti venduti sui negozi online) notificano a Facebook, Twitter e Google che l’utente ha visitato quella pagina anche senza che la persona abbia cliccato sull’icona.
I widget di Facebook compaiono su un terzo dei mille siti più visitati al mondo, quelli di Google sul 25 percento e quelli di Twitter sul 20 per cento. Affinché queste interfacce memorizzino i siti visitati dall’internauta basta che l’utente sia entrato su Facebook o Twitter attraverso il suo profilo almeno una volta nell’arco di un mese. I social network continueranno a collezionare dati sulle ricerche online degli utenti fino a quando la persona non esce dal suo account.
Facebook, Google e Twitter sostengono di non fare uso dei dati generati dai widget con l’intento di rintracciare i movimenti degli utenti su internet; la società di Palo Alto in particolare ha detto che utilizza i dati con scopi pubblicitari nel momento in cui l’utente clicca sul widget per condividere il contenuto con gli amici. Facebook ha affermato di cancellare di dati entro 90 giorni e Google entro due settimane. Twitter ha invece sostenuto di non utilizzare per niente questi dati e di cancellarli “rapidamente”.
Le potenzialità dei widget sollevano preoccupazioni sulla questione della protezione della privacy di chi naviga online. Quest’anno il Congresso ha introdotto almeno cinque progetti di legge legati alla protezione della privacy su internet, tre di questi intendono creare meccanismi che permetteranno agli utenti di disabilitare il sistema di memorizzazione delle loro ricerche online. (TMNews)