Il sito “open spending.org” dove dal 20 aprile sono consultabili tutti i numeri dei conti pubblici italiani divisi per regione e per funzioni e l’esperimento del Progetto di ricerca “iData” della Fondazione Ahref, confermano un’apertura da parte del nostro Paese verso il movimento cd. “open data” e quella forma di giornalismo meglio conosciuta dagli addetti ai lavori come “computer-assisted reporting“(CAR), supportata cioè da software di raccolta dati sulla Rete.
Con la prima delle due iniziative citate, attraverso una visualizzazione semplice ed efficace, sono stati resi pubblici, accessibili e riutilizzabili i dati sulla spesa pubblica italiana dal 1996 al 2008, dati, provenienti dal progetto “Conti Pubblici Territoriali” promosso dal Ministero dello Sviluppo Economico. Il sito openspending “fornisce una visione d’insieme delle spese” dei tre livelli di governo: centrale, regionale e locale. Dati non recentissimi ma che permettono comunque una ricostruzione attendibile di certe politiche di investimento attuate dalle varie regioni che, se incrociate con altre informazioni, come ad esempio il colore politico succedutosi negli anni di competenza dei rispettivi governi, possono fornire ulteriori spunti di analisi. Lo sanno bene negli Usa e nel Regno Unito dove il lancio degli archivi governativi Data.gov (anche se minaccia di chiudere per consistenti tagli ai finanziamenti) e data.gov.uk, avvenuto rispettivamente nel 2009 e nel 2010, e la stessa sperimentazione di “Where Does My Money Go?” (dove vanno a finire i miei soldi?) dell’Open Knowledge Foundation – che utilizza i dati per mostrare la distribuzione della spesa pubblica a livello internazionale – hanno già dato risultati evidenti in termini di trasparenza e di libero accesso alle informazioni.
Decisamente di diverso respiro è invece il progetto, sempre italiano, noto come iData, una piattaforma interamente in licenza creative commons, collegata a un ventaglio di community invitate a collaborare per la raccolta, la produzione e l’ elaborazione dei dati, specie di quelli legati all’ambiente, la salute e lo sviluppo economico. Tutto questo allo scopo di creare un network di collaboratori citizen-journalists, sul modello di quanto già fatto in Gran Bretagna con il progetto Helpmeinvestigate.com di Paul Bradshaw e la rappresentazione della vasta realtà del movimento open data offerta dal datablog del quotidiano inglese The Guardian. Il blog OpenData della fondazione Ahref, nato a partire da iData, rappresenta il primo passo pubblico verso l’allestimento di un vero e proprio laboratorio condiviso per la raccolta dei dati che rivoluzionerebbe la stessa narrazione giornalistica, non solo per il suo filo diretto con l’opinione pubblica ma anche per la gestione autonoma delle informazioni raccolte e rese accessibili agli utenti del sito.
Sono tendenze culturali e giornalistiche, quelle dell’open data e del data journalism, che riscuotono sempre più consenso a livello internazionale ma che anche nel nostro paese (sebbene di riflesso) iniziano a muovere i primi passi.
Manuela Avino