Il bando per l’assegnazione di sei frequenze televisive nazionali è pronto per essere inviato a Bruxelles, per recepirne le osservazioni. Non si tratterà di una gara ma di un beauty contest. La bozza del bando prevede la cessione dei diritti d’uso delle frequenze divise per tre sottoinsiemi; A, B e C. Alle tre del lotto A non possono partecipare Rai, Mediaset e Telecom Italia Media, che hanno due o più reti analogiche. Sky, ammessa alla gara dalla commissione europea, può partecipare solo per una delle tre frequenze del gruppo A. Al lotto C, una rete destinata a sistemi avanzati come le tv per i telefonini, non possono partecipare i soggetti con tre reti analogiche: è un via libera a Telecom che ha un tetto di due frequenze-multiplex.
Il bando prevede una graduatoria unica: chi avrà il punteggio più alto potrà scegliere una delle frequenze dei lotti A e B, poi toccherà al secondo e così via. Tutto dipenderà, quindi, dai parametri che saranno utilizzati per assegnare i punteggi. Si daranno fino a tre punti a chi ha il maggior numero di reti digitali nazionali terrestri e altri tre a chi ha il maggior numero di impianti e tre a chi ha il maggior numero di sedi operative in Italia. Tre punti a chi garantirà la copertura nel primo anno dell’assegnazione delle frequenze. Fino a quattro punti a chi assicurerà la maggior copertura al quinto anno e altri quattro a chi avrà il più elevato numero di siti sempre al quinto anno. Solo due punti a chi minimizzerà l’impatto paesistico-ambientale e le interferenze con i paesi confinanti. Quanto ai piani editoriali non si distingue, nella bozza del bando, tra fornitori di contenuti indipendenti o meno dell’operatore di rete mentre si premiano i canali in alta definizione.
La graduatoria sarà elaborata da una commissione di massimo cinque componenti designati dal ministro per lo sviluppo economico. Insomma, sia la scelta della commissione che il criterio dei punteggi sembrano favorire i “grandi” che potranno arrivare primi in graduatoria e scegliere le frequenze ritenute migliori.