Sono 169, circa un terzo, gli emendamenti alla legge di stabilità e al ddl bilancio che sono stati dichiarati inammissibili dalla Commissione bilancio della Camera. Nel dettaglio, su 400 emendamenti alla legge di stabilità (ex finanziaria) 152 non hanno passato il vaglio degli uffici. Al ddl bilancio sono stati stoppati 17 emendamenti su un totale di 110. Tra gli inammissibili anche molti in tema di editoria, coma la proposta della Commissione Cultura della Camera che stanziava 70 milioni di euro sul fondo editoria. La stessa Commissione, inoltre, nella relazione alla legge di stabilità, aveva rimarcato la necessità di “incrementare gli stanziamenti previsti”, tenendo presente che la legge di stabilità ha assegnato 178,6 milioni di euro al Fondo per l’editoria con una riduzione di 133,4 milioni di euro rispetto al 2010; ha assegnato 15,5 milioni al Fondo per il Dipartimento editoria, con una riduzione di 7 milioni rispetto al 2010 mentre ulteriori 31,9 milioni di euro sono stati destinati alle concessionarie dei servizi di telecomunicazioni per i rimborsi delle agevolazioni tariffarie per le imprese editrici, con una riduzione rispetto al dato assestato 2010 di 7,1 milioni di euro.
Ma non tutto è perduto. Alcuni emendamenti sono stati giudicati ammissibili – come il n. 1.236 che va ad incrementare la Tabella C, in riferimento alla Missione Comunicazione, Programma Sostegno all’editoria – e su questi si è acceso il confronto politico. Mentre la maggioranza continua a dire di voler rimandare il ripristino delle risorse all’editoria in un futuro decreto correttivo, i finiani chiedono di mettere subito ai voti gli emendamenti in questione. Anche Udc, Mpa, Api e Pd dicono ‘no’ alla politica dei due tempi e invitano il governo a dare risposte da subito. “Il governo anticipi nella legge di stabilità che stiamo discutendo alcuni degli annunci che saranno oggetto dei prossimi provvedimenti – sottolinea il capogruppo del Pd nella commissione Bilancio, Pierpaolo Baretta -, in particolare, sul patto di stabilità, sul fisco, sulla famiglia, sull’università e ricerca, sull’editoria e sul Fas. Sull’insieme di questi argomenti s’è registrato un largo consenso in commissione Bilancio che va oltre gli schieramenti. E’ il momento di un’assunzione di responsabilità da parte del governo. Non si capirebbe infatti una politica dei due tempi con un rifiuto oggi e un nuovo decreto tra una settimana”.
Nel caso in cui il governo dovesse restare su una posizione di chiusura e se il pressing di Fli dovesse spingersi fino ad una conta dei voti, le prove di convergenza tra finiani, Udc, Mpa e Api iniziate ieri, potrebbero far correre all’esecutivo il serio rischio di essere battuto su alcuni emendamenti. Adesso, mentre in Commissione Bilancio ricomincia la discussione, si attende una presa di posizione da parte del governo.
Antonietta Gallo