Inizia oggi, al Senato (in Commissione Pubblica Istruzione e Beni Culturali), la discussione del ddl “Nuova disciplina del prezzo dei libri” (S. 2281), approvato alla Camera e trasmesso al Senato il 15 luglio 2010, che porta la firma di Ricky Levi, già sottosegretario con delega all’editoria nel governo Prodi. Nelle audizioni alla Camera il testo ha riscosso un sì da due associazioni di categoria, Aie (associazione degli editori, che con 420 iscritti copre il 90% del mercato), e Ali, librai indipendenti, ma viene aspramente contestato da una parte crescente dei loro soci.
La legge interviene su sconti e promozioni: pone un limite del 15% ai primi e dice che le seconde le potranno fare solo gli editori, in 11 mesi (Natale escluso), ciascuna per 30 giorni e rivolta a tutti i punti vendita, senza distinzioni. Chi sostiene la legge dice che, per come stanno i rapporti di forza, è l’unica legge possibile e che è un buon punto di mediazione, in particolare quel 15% di tetto agli sconti è una via di mezzo tra la derelugation britannica e il 5% sancito dalla legge francese. I contestatori, invece, sostengono che il 15% è troppo alto ma soprattutto che le norme sulle promozioni sono aggirabili, sono una barzelletta. Il timore è che la legge ammazzi la bibliodiversità (i libri che non sono best-seller, gli editori che li fanno e le librerie piccole) facendo un regalo ai grandi gruppi (Mondadori, Rcs, Gems e al gigante indipendente, Feltrinelli) e alle relative catene librarie, perché leva di mezzo il pericolo costituito per loro dalla grande distribuzione.
Antonietta Gallo