Il Piano di assegnazione delle frequenze digitali è stato approvato all’unanimità dall’Autorità per le comunicazioni. Alcune scelte erano obbligate, come le 24 reti nazionali (comprese le tre in Dvb-h), frutto della delibera con la quale l’Agcom ha “recepito” l’intesa con la Ue. Il fatto di avere pianificato queste reti con parità di copertura e con frequenze coordinate a livello internazionale è un passo importante per mettere ordine nell’etere.
Per le tv locali si sono approvati le procedure tecniche e i criteri, pur non inserendo nel Piano la tabella con il numero delle reti. Si lascia così aperto uno spiraglio ai tavoli tecnici, area territoriale per area territoriale, dove tener conto delle esigenze in particolare delle tv regionali. Se il Piano sarà attuato, però, è chiaro che una tv regionale dell’Emilia non potrà avere la stessa frequenza di una tv regionale lombarda.
Importante è anche il fatto che nessuna tv nazionale sia oltre la frequenza 60 UHF: una decisione che apre la strada anche in Italia alla valorizzazione del dividendo digitale “esterno” (quello vero), per utilizzare in tutto o in parte i canali dal 61 al 69 per la futura banda larga in mobilità (la Germania ha realizzato 4,4 miliardi di euro grazie alla loro vendita agli operatori telefonici). E’ questo uno degli interrogativi che pesano sull’attuazione del Piano: ci vuole volontà politica per arrivarci.
Un altro interrogativo riguarda il destino dei tre canali per la tv mobile in Dvb-h, uno dei quali sarà assegnato con procedura pubblica. Tutto lascia pensare che saranno utilizzati per la tv terrestre, rafforzando le posizioni degli incumbent Rai e Mediaset.
Il terzo interrogativo è quello di maggiore attualità: il Piano prevede, come da intesa con l’Unione europea, che cinque frequenze terrestri siano assegnate con procedura pubblica: una in VHF e quattro in UHF. Due delle cinque sono, nei fatti, già “prenotate” da Rai e Mediaset. Per le altre tre, sarà decisivo, o quasi, il parere della Ue, atteso a giorni, sulla possibilità o meno per Sky di partecipare alla “gara”. Il fatto che la “gara” (che tale poi non é) sarà gestita dal Governo, sia pure con Regolamento dell’Agcom, non fa stare troppo tranquilli i nuovi entrati.
Il Piano prevede anche una rete Rai che, non è chiaro con quali tempi, sarà utilizzata per sperimentare il DVB-T2, lo standard che aumenta la capacità trasmissiva e la qualità delle immagini e dell’audio. Quello con il quale Europa 7 HD comincerà i suoi programmi (per vederli occorrerà l’apposito decoder).
La situazione resterà in ogni caso fortemente squilibrata: non basta mettere ordine nell’etere, cosa pure fondamentale per un paese occidentale moderno, per avere concorrenza e pluralismo. Il Piano, però, è un atto di razionalizzazione e di coraggio di cui va dato atto al presidente dell’Agcom, Corrado Calabrò e a tutti i componenti dell’Autorità.