Ci sono due nodi ancora irrisolti che riguardano le fondamenta stesse della trasmissione televisiva: le frequenze e la numerazione dei canali sul telecomando, la cosiddetta Lcn (logicai channel number). Conflitti o mancanza di assegnazioni nell’uno o nell’altro comportano l’impossibilità a trasmettere o comunque un caos che produce risultati equivalenti.
La prossima settimana potrebbe essere quella giusta per il piano di assegnazione delle frequenze perché il progetto rimaneggiato dall’Agcom sulla base di tutte le obiezioni che sono state mosse dagli operatori durante le consultazioni andrà all’esame del consiglio dell’Autorità. Ma il discorso non finisce qui. Una volta pronto il piano la parola passa ai tavoli tecnici presso il ministero che concretamente assegneranno le frequenze, primo fra tutti quello relativo all’area della Lombardia.
Il regolamento per la numerazione sul telecomando, invece, non vede ancora la luce. L’Agcom aspetta di fare l’indagine per appurare le abitudini dei telespettatori sui numeri 8 e 9, quelli che alcune emittenti locali vorrebbero occupare come è sempre stato nelle rispettive regioni per l’analogico. Lo schema iniziale, invece, approvato in seno alla Dgtvi prevedeva l’assegnazione dei primi nove numeri alle nazionali, dal 10 al 19 alle locali e un alternanza successiva.
Il numero sul telecomando influisce enormemente sugli ascolti e quindi sulla raccolta pubblicitaria. E si badi:è vero che avere il numero 5 è meglio che il 549 per fare un esempio a caso. Ma se l’emittente può pubblicizzare il 549 come proprio, e il telespettatore non lo deve cercare a caso, già questa è giustizia. Fatto il regolamento non finisce qui, perchè l’assegnazione vera e propria sarà fatta dal ministero (sulla base di alcuni parametri, quali le classifiche dei Corecom regionali per l’assegnazione dei contributi, visto che non tutte le locali sono rilevate dall’Auditel).
Giuseppe Liucci