La morte di Italia.it così come preconizzato da molti non è stata definitiva: le sue spoglie non sono visibili, in quanto il sito è offline, ma la gara per portarsele via è già iniziata. I 21 milioni di euro stanziati per la partecipazione delle regioni al portalone del turismo sono ora al centro di un imminente progetto di rilancio.
Che ci fosse nell’aria voglia di resurrezionie lo aveva già esplicitato il
ministro Francesco Rutelli all’indomani della cessazione del
sito, una posizione destinata ad essere apprezzata dai preoccupati operatori del
turismo, ma ora c’è la certezza: lo stanziamento dei fondi previsti per
Italia.it consentirà di dar vita a una nuova piattaforma, protagoniste questa
volta le regioni.
La conferma è arrivata due giorni fa dal coordinatore nazionale degli assessori
regionali al Turismo, Enrico Paolini, che ha ribadito le
intenzioni del ministro Luigi Nicolais, quelle di girare entro
un mese alle regioni i 21 milioni di euro stanziati per loro.
Dichiarazioni che sollevano gli animi anche dei comuni, pronti a gettarsi nella
mischia: Antonio Centi, responsabile Turismo dell’ANCI, ovvero
l’Associazione nazionale dei comuni italiani, parla del trasferimento dei dindi
nelle casse regionali come di un fatto importante che potrà contribuire a
risollevare le sorti dell’economia turistica. A Paolini, Centi intende chiedere
"di coinvolgere l’associazione nazionale Comuni Italiani nel momento in
cui, avendo le Regioni ottenuto i fondi previsti per la gestione del portale,
voglia coinvolgere i Comuni italiani nella elaborazione dei contenuti
promozionali dello stesso".
Le regioni, già si sa, quei soldi li chiedono a gran voce. Sono i denari di un
fallimento che sperano di trasformare, come un bruco si evolve in farfalla, in
un progetto vincente, quello di una piattaforma del turismo gestita
dalle Regioni. Ma non è un fallimento giunto da solo. I lettori di Punto
Informatico non hanno dimenticato il Portale interregionale del Turismo,
15,5 milioni di euro per un cantiere web che nei fatti non è mai stato aperto,
trasformandosi nel tempo, anche proprio in virtù della contestuale nascita
di Italia.it, in una ipotesi di lavoro, in un bruco senza neppure il baco.
La chiave del nuovo impegno è l’ENIT, l’Agenzia nazionale del Turismo. Paolini
ha già spiegato che il dicastero di Nicolais chiederà all’ENIT di occuparsi
della redazione del portale, conferendo allo stesso "7-9
milioni di euro ancora nella disponibilità del ministero". I contenuti però
non saranno calati dall’alto: l’idea è quella di coinvolgere le associazioni
"per individuare i contenuti da inserire nel portale, in linea con quello
spirito di confronto necessario per far crescere il turismo italiano".
Tutto questo può stupire, ma non deve, come spiega brillantemente ScandaloItaliano,
che disegna il quadro della situazione: un governo uscente che gira i soldi alle
regioni, due progetti falliti sulle spalle (Italia.it e il portale
interregionale) e 21 milioni di euro. Ma il celebre blog, che segue passo passo
l’andamento di Italia.it da quando apparve su web, torna anche ad indagare sui denari
effettivamente spesi per il portalone. E la cifra continua a salire. Se Rutelli a suo tempo aveva parlato di un milione di euro, di recente il DIT ha
accennato a 7 milioni mentre proprio Paolini ha di recente corretto il tiro: 15
milioni. Come noto, sulla questione sta indagando la Corte dei Conti
che forse potrà fare chiarezza su quanti denari pubblici per Italia.it siano
stati effettivamente spesi dei 58 milioni stanziati in origine.
Proprio in queste ore, peraltro, l’ex ministro all’Innovazione Lucio
Stanca, tra i promotori del progetto di portale, si è difeso dalle
accuse rivolte al suo Governo da quello attuale, spiegando in una intervista che
sulla carenza dei contenuti del portale aveva avvisato subito il suo successore,
Nicolais appunto, di tutti i problemi emersi, e ribadendo che dal punto di vista
tecnico "il portale era perfettamente funzionale". Un altro esponente
di Forza Italia, Alberto Cirio, consigliere regionale, proprio
ieri ha invece attaccato il portale parlando di "un’impostazione tecnica
ampiamente superata e decisamente troppo macchinosa per essere un agile
strumento di facile consultazione per gli utenti".
(Punto Informatico)