L’obiettivo di Usigrai, che da qualche giorno si è riunita a congresso, è quello di rendere la rappresentanza dei giornalisti più incisiva a casa Rai. Il programma è stato annunciato dal segretario nazionale Daniele Macheda che ha aperto i lavori del congresso parlando dei punti ritenuti irrinunciabili dall’associazione sindacale Rai in vista delle sfide di questi anni: “In un momento in cui il tentativo di frammentazione dei corpi intermedi si fa più forte nel Paese e nelle categorie, compresa la nostra, è necessario rendere sempre più incisivo il ruolo della rappresentanza delle giornaliste e dei giornalisti della Rai”, ha esordito Macheda. Che ha aggiunto: “La natura stessa del giornalismo viene messa in discussione a livello globale, fuori e dentro le aziende editoriali, dai nuovi strumenti della comunicazione. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società. È questo il passaggio semplice ed essenziale al quale richiamare una funzione sociale fondamentale come quella del giornalista per ogni democrazia che si voglia definire tale”. Ma la situazione, fuori dai cancelli di viale Mazzini, è preoccupante: “Aumenta nel nostro Paese e nella nostra azienda l’intolleranza alle notizie – ha proseguito Macheda – gli intolleranti non hanno chiaro cosa sia una democrazia. Una democrazia è tale perché si parla di libertà e di costituzione. Solo dove i diritti umani e la libertà di espressione vengono rispettati si può parlare di democrazia”. Il segretario ha poi proseguito: “La Rai ha bisogno di una politica capace di lasciare che sia realmente autonoma, indipendente, pluralista, come chiede l’Europa, e non al servizio dei governi di turno che la spremono per i propri interessi e la lasciano asfittica. Pensare alla Rai come motore di crescita culturale e sociale della comunità nazionale in collegamento con un mondo che è certamente più ricco e articolato delle sole politiche economiche e di sviluppo del Governo”. Quanto al ruolo delle redazioni, il segretario Usigrai ha rivendicato: “La centralità del servizio pubblico e della Rai contro chi pensa a un suo superamento. Chiediamo chiarezza sulle scelte industriali in una sfida competitiva che abbia come focus l’offerta di servizio pubblico e non di mercato”. E nello specifico, una passerella dei casi che negli ultimi mesi hanno contrapposto sindacato e vertici Rai: “Troupe ridotte all’osso; immagini e dichiarazioni preconfezionate che sempre più spesso arrivano in redazione catapultate da efficienti uffici stampa; impossibilità di recarsi sul luogo delle notizie per mancanza di tempo o di strutture adeguate; continui collegamenti in diretta senza la possibilità di approfondire le notizie per cercare informazioni e non aggiornamenti di quel che leggo dalle agenzie, stanno uccidendo il nostro lavoro. E se c’è una cosa che l’intelligenza artificiale non potrà sostituire è il fattore umano, la presenza, l’elaborazione e il racconto dei fatti di cui si è testimoni”.