Nomine Rai, tutti contro tutti: gli scenari

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La vicenda delle nomine Rai resta in stallo. Da una parte, la maggioranza non riesce a portare Simona Agnes alla presidenza, dall’altra le opposizioni si continuano a dividere sul futuro del Tg3 che ognuno, Pd e M5s, rivendica per sé. Non è più una partita a scacchi, è quasi un ping-pong. Un rimpallo, una sorta di tutti contro tutti che impedisce, almeno in teoria, la definizione di equilibri e la concretizzazione di questi in voto in Commissione Vigilanza. La questione è irta di sotto-questioni. A cominciare dalla faglia apertasi tra dem e Cinque Stelle. Coi secondi che vorrebbero bissare il dribbling istituzionale che ha portato alla presidenza della commissione stessa la pentastellata Barbara Floridia, in barba proprio alle rivendicazioni dem. Nel mirino c’è la poltrona del direttore del Tg3 e un’apertura è arrivata col voto favorevole, al Tg1, per la direzione di Gian Marco Chiocci. La formazione contiana punterebbe su Senio Bonini o Bruno Laverà. E per Conte si tratterebbe di un successo da opporre, in ottica interna, alla fronda legittimista grillina con cui la guerra non s’è per niente conclusa. Anzi. Si rizela oggi più che mai, con annunci importanti da parte dell’ex Elevato che hanno alzato, e non poco, l’hype sul braccio di ferro interno all’ex Movimento.

Se l’opposizione litiga, la maggioranza non si ama granché. Ogni componente del centrodestra rivendica ruoli, incarichi, direzioni. Tutti sentono il dovere di portare risultati, di darli in pasto ai loro dirigenti e mostrarli agli elettori. Specialmente quei partiti che temono emorragie di consensi inarrestabili, come la Lega che vuol confermare la direzione della Tgr, che l’attuale direttore Casarini dovrà lasciare per sopraggiunti limiti di mandato, e come Forza Italia che non molla di un centimetro sull’ipotesi Agnes alla presidenza. In mezzo c’è Fratelli d’Italia, partito di maggioranza sempre più relativa, che ambisce a far pesare gli equilibri espressi da voti e sondaggi anche a viale Mazzini. In ballo c’è pur sempre l’obiettivo della “cultura a destra” e dello “scippo” gramsciano alla “sinistra”. Nei prossimi giorni, il braccio di ferro dovrebbe trovare una quadra.

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