La Fnsi scende in campo e solidarizza con Cgil e Uil che hanno indetto, per la giornata di oggi, uno sciopero generale contro la manovra. La posizione del sindacato dei giornalisti è netta. Ed è arrivata con un documento sottoscritto e chiaramente approvato dai membri del consiglio nazionale. “Condivisibili le ragioni dello sciopero generale indetto da Cgil e Uil per domani contro la manovra economica del governo, giustificate dalle misure contenute nei provvedimenti economici che penalizzano il lavoro dipendente e i pensionati anche nel mondo dell’informazione”, tuonano dalla Fnsi. Che si dice “vicina ai lavoratori che scenderanno in piazza per protestare contro le politiche di questo governo che non valorizzano il lavoro e che, anzi, mettono in discussione anche un diritto fondamentale come quello di scioperare”. La solidarietà nei giornalisti sarà nei fatti, i cronisti non sciopereranno ma “racconteranno quanto succederà nelle città italiane perché è importante che tutti i cittadini siano informati sui motivi della protesta che ha come principale obiettivo quello del rilancio economico e la valorizzazione dei temi del lavoro in questo Paese”. Le ragioni della vicinanza del sindacato sono da rintracciarsi, inoltre, nel fatto che “la crisi sta continuando a colpire forte il potere d’acquisto delle famiglie e questa situazione la stanno vivendo non solo i tantissimi giornalisti precari, ma anche quelli contrattualizzati che vedono da anni i loro salari erosi da inflazione e ammortizzatori sociali”. Quindi una riflessione sullo stato della professione: “La fase che attraversa l’editoria italiana registra la contrazione degli organici giornalistici e di un lavoro professionale troppo spesso caricato su figure a vario titolo responsabilizzate, ma prive del contratto di riferimento, quel Ccnlg che la Fnsi, proprio in questi mesi, sta cercando di portare al rinnovo dopo 12 anni di fermo contrattuale. Abbiamo un’idea di Paese in cui il lavoro giornalistico sia riconosciuto e tutelato anche contrattualmente per la sua funzione democratica”.