Maurizio Gasparri coglie la palla della sanzione Ue a Meta per ritornare sulla vicenda web tax. Il presidente dei senatori di Forza Italia è convinto che la tassa sui ricavi dal web va pagata dai colossi dell’internet e non dai giornali. La decisione, contenuta all’interno del documento di bilancio al vaglio del Parlamento, sta facendo discutere. E molto. La web tax è una misura “santa e benedetta”. Il problema, però, è l’uso che ne sta facendo il governo: l’obiettivo sembra quello di fare cassa indiscriminatamente, colpendo tutti coloro che “guadagnano” grazie allo spazio virtuale. Ma c’è una (grande) differenza tra un quotidiano locale e Google. Una differenza come quella che passa dal giorno alla notte, come quella tra il ricco e il povero o, se preferite, tra chi riesce a mettere da parte uno stipendiuccio e chi, invece, conta i soldi in fantastiliardi. Gasparri è un fiume in piena: “Grande plauso alla Commissione dell’Unione Europea che ha multato Meta per circa 800 milioni di euro per aver violato le norme Antitrust dell’Unione Europea con il servizio online Facebook Marketplace. Bisogna contrastare lo strapotere dei colossi della rete, che non pagano tasse ed alterano il mercato”. Gasparri poi attacca frontalmente gli Over the Top: “Ben venga la decisione degli Stati Uniti di affrontare il colosso Google, ipotizzando addirittura lo spacchettamento di questo gigante. Del resto, l’America, patria del capitalismo, intervenne decisamente contro le Sette Sorelle petrolifere in epoche passate e contro alcuni colossi dell’epoca del settore delle telecomunicazioni”. E quindi entra nel merito della questione: “Insisteremo sulla web tax. E se qualche portavoce dei colossi della rete critica le iniziative di Forza Italia non ci faremo intimidire. Andremo avanti”. Per l’esponente azzurro i motivi dell’impegno sono palesi e lampanti: “Perché bisogna far pagare i colossi, non i giornali o gli operatori della comunicazione di piccole e medie dimensioni. Il potere corrosivo dei giganti della rete è forte e, quindi, riesce anche a condizionare qualche penna tremolante. Ma noi andremo avanti lo stesso. E nei prossimi giorni tireremo le orecchie a qualche rappresentante di questi colossi, che avrà l’ardire di avvicinarsi al Parlamento della Repubblica italiana”.