Il nuovo teatro dello scontro tra le due anime sindacali della Rai si gioca a Lecce, per la precisione sulla sede Tgr salentina. L’Usigrai, come d’abitudine, parte lancia in resta e pur apprezzando la scelta non può non sollevare dubbi e perplessità: “La copertura informativa del territorio è una delle caratteristiche peculiari della Testata giornalistica regionale della Rai. Per questo ogni scelta che risponda a nuova presenza Rai nelle province di ciascuna regione è sempre una buona notizia”. Nel comunicato del Cdr del Tgr Puglia e di Usigrai Coordinamento Cdr Tg c’è un cahier de doleances: “L’ipotesi di un potenziamento della presenza Rai a Lecce, di cui si parla da giorni su un giornale locale, non è però priva di controindicazioni. Sorprende che nelle dichiarazioni del caporedattore della Tgr Puglia a e del direttore della testata Casarin nulla si dica sul fatto che la regione sconta una totale assenza della Rai nella BAT, dove manca da tempo la presenza di un redattore (peraltro richiesto dallo stesso caporedattore nel suo piano territoriale e mai realizzato) ma anche la provincia di Foggia, territorio molto vasto, dove i servizi sono assicurati solamente da un collega in trasferta”. Finita qui? No. Perché i giornalisti sollevano un altro caso ancora: “Stupisce anche che non si prenda in considerazione il potenziamento della presenza Rai a Taranto che come è noto sarà anche sede dei giochi del Mediterraneo nel 2026. Ma non solo. Il caporedattore nel piano territoriale definiva efficace« la copertura della provincia di Lecce. Cos’è cambiato da allora?”. Una domanda retorica per l’Usigrai: “Semplice. Le pressioni di questi giorni per un potenziamento della presenza Rai a Lecce. Pressioni che purtroppo rispondono non tanto all’interesse dei cittadini pugliesi, quanto a quelli di una parte politica che in questo momento tenta di condizionare le scelte di una azienda che di tutto avrebbe bisogno, tranne che rispondere ai desiderata di partiti e politici di ogni schieramento”. Insomma, tutto torna alla politica: “Sorprende infine che la Rai, pur di risparmiare poche centinaia di euro mensili di affitto, possa accettare la proposta di comodato gratuito di un comune. Una soluzione che rischia di svilire la dignità del servizio Pubblico, mettendo a repentaglio il diritto di critica nei confronti dello stesso comune, esponendosi al rischio di conflitto di interessi”.